Ma la deputata laburista, tra le poche a volere l’uscita dall’Unione Europea nel suo partito, in una campagna dominata dai conservatori euroscettici, non è stata l’unica a stigmatizzare una visita che la Le Pen non ha comunque ancora confermato. Infatti, anche Nigel Farage, leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Ukip), alleato europeo del Movimento Cinque Stelle e promotore della campagna “Grassroots Out”, il quale già in passato aveva criticamente ricordato che “l’antisemitismo fa parte del dna del Front National“, ha dichiarato a Skynews di ritenere “inutile un suo intervento nella campagna pro Brexit”. “Io, se ci andrò, mi limiterò a difendere il principio per cui ogni popolo deve poter determinare il proprio rapporto con la Ue”, ha spiegato però la Le Pen. Ma è proprio una ex Ukip, l’europarlamentare Janice Atkinson, colei che dovrebbe fare da padrone di casa qualora la discussa visita dovesse essere confermata. Espulsa dal partito in seguito ad una questione di rimborsi gonfiati poi archiviata, l’Atkinson all’interno dell’Europarlamento è oggi l’unica rappresentante per la Gran Bretagna dell’ “Europe of Nations and Freedom Group”, del quale fa parte anche la Lega Nord.
Secondo l’Indipendent, oggi ben il 28% degli elettori inglesi non ha ancora deciso come votare al referendum del prossimo 23 giugno (28%), mentre tra i pro e i contro l’Unione Europea ci sarebbe una forbice inaspettatamente non troppo ampia (rispettivamente il 34% ed il 38%), nonostante la forte campagna mediatica a favore della permanenza. In ogni caso, il dibattito intorno alla visita della Le Pen permette diverse riflessioni. La prima è che il movimento inglese pro-Brexit si conferma del tutto differente nella sua fisionomia rispetto ai populismi anti-Ue del resto del continente ed è difficile ritrovare al suo interno grossi movimenti altrettanto simili nelle coordinate politiche generali rispetto a questi altri. La seconda è relativa all’ormai consueto e paradossale teatrino del quale si rendono protagonisti tutti quelli che ricercano una legittimazione politicamente corretta, utilizzando a questo scopo l’onnipresente e sempre valida onta dell’antisemitismo, pur quando sono essi stessi, spesso, a doverne subire l’accusa. La terza, infine, è la stessa che sottolineava la Le Pen: in nome della democrazia, la sinistra ha sempre avuto problemi con la democrazia.
Emmanuel Raffaele