Bruxelles, 8 mag – Tutto il mondo è paese: anche in Belgio il settore della ristorazione è piegato dal coronavirus. E in piazza, nella capitale Bruxelles, i cuochi hanno disposto a terra circa mille divise da cuoco: un “cimitero” che vuole essere un grido di aiuto nei confronti del governo, ritenuto incapace di rispondere ai bisogni del settore ora in ginocchio.
Mille divise da cuoco: un “cimitero”
Mille divise da cuoco che ricoprono per intero la principale piazza di Bruxelles, la Gran Place: i cuochi così vogliono rappresentare le mille morti dei professionisti del settore della ristorazione distrutto dal coronavirus. Secondo la tv locale Rtbf, la dura protesta del settore dell’HoReCa serve a lanciare l’allarme dopo due mesi di chiusura obbligatoria dei ristoranti: secondo loro c’è bisogno di un colpo di mano immediato da parte del governo per evitare migliaia di fallimenti. Lo slogan degli chef è: “Sono un operatore della ristorazione e vorrei rimanere tale”. I manifestanti ricordano al governo che il loro settore è il terzo datore di lavoro nel Paese: sono infatti 180mila posti a tempo pieno offerti dai ristoranti in Belgio, più 200mila lavoratori indiretti e 60mila liberi professionisti e imprese connessi al business.
Le stesse problematiche in tutta Europa
Anche in Italia sappiamo bene come vi siano state numerose protesta in piazza contro le (scarse) misure adottate dal governo, specialmente da parte di commercianti e ristoratori: “Siamo stati lasciati soli dal governo e adesso facciamo la fame”. E’ quanto urlato a gran voce dai commercianti scesi in piazza oggi in tutta Italia. Per la gran parte di loro la “fase 2” non è affatto iniziata, anzi. Il lockdown c’è ancora e rischia di protrarsi troppo a lungo per consentirli una ripartenza degna di questo nome. In una nazione già martoriata dalla crisi economica precedente all’impatto devastante dell’epidemia, alcuni settori rischiano letteralmente il collasso. Così, quello che secondo le intenzioni del governo giallofucisa doveva rappresentare l’autentico primo giorno di primavera, si è trasformato in quello della rabbia.
Ilaria Paoletti
1 commento
Non riesco a credere ancora che un microorganismo dell’ordine di qualche decimillesimo di millimetro abbia messo in ginocchio il mondo intero.
I conti non tornano.