Roma, 21 mar — E’ risaputo che i Paesi africani non ci vanno di certo leggeri con l’omosessualità e tutto lo spettro arcobalenato dei 78 generi: in particolar modo nei giorni scorsi la Tanzania ha dimostrato un certo qual accanimento arrivando addirittura a proporre di castrare i gay «se ritenuti colpevoli” di avere fatto «sesso con le persone del medesimo sesso».

In Tanzania le donne al governo chiedono di castrare i gay

La richiesta non è arrivata da qualche frangia di maschi conservatori e omofobi ma da Mary Chatanda, esponente capo dell’ala femminile del partito al governo Chama Cha Mapinduzi (Ccm). Durante le celebrazioni per i due anni in carica di Samia Suluhu Hassan, (la prima donna presidente della Tanzania), Chatanda ha chiesto «al governo di imporre sanzioni severe per i reati legati alle attività sessuali tra persone dello stesso sesso. Tali persone dovrebbero essere castrate se ritenute colpevoli».

Vita dura per gli Lgbt del Paese

Sul tema omosessualità — ma non solo — Chatanda è vista come una delle conservatrici più intransigenti del governo della Tanzania, ma non è di certo il primo esponente politico ad aver dichiarato guerra ai gay. Nel 2018 anche l’ex presidente della Tanzania John Magufuli si era distinto per una linea durissima contro il mondo Lgbt affidando al giovane governatore Paul Makonda il compito di istituire una task force per setacciare i social alla ricerca di omosessuali e procedere con veri e propri rastrellamenti e carcerazioni a vita. «Questi omosessuali si vantano sui social network. Datemi i loro nomi e il mio team ad hoc inizierà a mettere le mani su di loro a partire da lunedì prossimo», aveva dichiarato il politico. «Mi aspetto critiche, ma preferisco fare arrabbiare quei Paesi piuttosto che Dio. Il comportamento omosessuale calpesta i valori morali dei tanzaniani e delle nostre due religioni cristiane e musulmane».

In Tanzania l’omosessualità è illegale secondo gli articoli 154-157, in vigore dall’era coloniale: dal 2004 è stata introdotta una nuova legge che punisce i gay con la reclusione fino a 25 anni. Ma il governo di Dodoma non è un eccezione nel Continente Nero: in Uganda è attualmente in discussione la reintroduzione della legge che vieta le relazioni omosessuali. In Kenya, il presidente William Ruto ha recentemente affermato che l’omosessualità rimane inaccettabile all’interno dei confini nazionali.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

5 Commenti

  1. Pompe e masturbazione laddove c’è incapacità-impossibilità copulativa natural-ordinaria (ed è da qui che bisogna comprendere), possono essere anch’esse operazioni lecite e necessarie. La questione vera riguarda solo l’ output che non può essere input… manco delle supposte. Altrimenti l’ output viene danneggiato. Chiaro?
    Aperto, non dappertutto, alla critica…

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