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Collisione tra cacciatorpediniere americano e mercantile: è la seconda in due mesi

by Paolo Mauri
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Singapore, 21 ago – Questa notte (alle 23:24 ora italiana le 5:24 locali) nelle acque dello Stretto della Malacca, tra Malesia e Indonesia, non lontano da Singapore, il cacciatorpedinere classe Arleigh Burke USS “John McCain” (DDG-56) è entrato in collisione con una nave cisterna adibita al trasporto di prodotti petrolchimici, la “Alnic MC” di 30 mila tonnellate di stazza lorda.

Nello scontro il cacciatorpediniere americano ha avuto la peggio riportando, secondo le prime notizie ufficiali, ingenti danni allo scafo con allagamenti in sala macchine e nel locale comunicazioni, e soprattutto avendo 10 marinai dispersi e altri 5 rimasti feriti. Il caccia è di stanza nella base navale giapponese di Yokosuka, sede della VII flotta a cui è assegnata attualmente la portaerei USS “Ronald Reagan” che ha sostituito la USS “Carl Vinson” lo scorso maggio.

Il “McCain” sempre secondo quanto riporta il comunicato stampa ufficiale della USN, era diretto alla base Changi di Singapore per effettuare uno scalo di routine ed è attualmente in grado di navigare. Le operazioni di ricerca in mare dei dispersi sono tuttora in corso anche grazie all’ausilio dei mezzi della Polizia e Guardia Costiera di Singapore che sta coadiuvando gli elicotteri MH-60S ed i MV-22 “Osprey” della nave da assalto anfibio USS “America” (LHA-6).

La collisione è la seconda in due mesi che vede coinvolto un cacciatorpediniere della classe “Arleigh Burke”. Lo scorso giugno l’USS “Fitzgerald” si era scontrato con una nave portacontainer, la ACX Crystal battente bandiere delle Filippine, al largo del Giappone 150 km a sudovest di Tokyo. In quella occasione i morti tra i marinai americani furono sette ed il comandate del caccia fu rimosso dall’incarico dopo un’inchiesta ufficiale con l’accusa di negligenza. I cacciatorpediniere classe “Arleigh Burke” sono dotati del sistema di difesa anti-aerea e antimissile “Aegis” che li mette in grado di intercettare i vettori balistici grazie ai missili “Standard” durante la loro fase di ascesa.

Paolo Mauri

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