Roma, 10 mar – Ecco la testimonianza dell’italiano sopravvissuto all’agguato nel Nord Kivu, in Congo.
Il carabiniere Vittorio Iacovacci ha provato a salvare l’ambasciatore Luca Attanasio, portandolo via dalla linea del fuoco durante la sparatoria tra attentatori e ranger. Purtroppo però gli assalitori, a quel punto, avrebbero sparato contro i due italiani. E’ quanto dichiarato da Rocco Leone, scampato all’agguato in Congo in cui hanno perso la vita il nostro diplomatico, il giovane militare e l’autista congolese Mustapha Milambo.
Congo, la testimonianza dell’italiano sopravvissuto non basta
Come riportato su questo giornale il 24 febbraio scorso, quella di Rocco Leone – 56enne vice direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) a Kinshasa – sarebbe stata una testimonianza chiave per ricostruire la dinamica dell’attacco. I Ros, su delega del procuratore di Roma Michele Prestipino e dei due pm titolari delle indagini, Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti, hanno ascoltato nell’ambasciata italiana di Kinshasa anche altri due testimoni. Racconti importanti che al momento sembrano escludere definitivamente l’ipotesi di un’esecuzione. Adesso però gli inquirenti stanno cercando di far luce sulla matrice dell’agguato. Il tentato sequestro dell’ambasciatore italiano sembrerebbe appurato, ma chi è stato a compiere l’attacco?
A tutto deve esserci una risposta, in particolare a questa domanda cruciale. Una terza missione dei Ros potrebbe recarsi nella città di Goma, per raccogliere ulteriori elementi sulla dinamica dei fatti e provvedere pure agli accertamenti balistici. Nel frattempo i pm di Roma hanno inviato una rogatoria a Kinshasa, nella quale si chiede di trasmettere tutti gli atti delle indagini sin qui svolte dalle autorità congolesi. La Procura di Roma indaga comunque sia per omicidio colposo che per tentato sequestro con finalità di terrorismo. Importanti a questo punto saranno anche gli accertamenti che verranno condotti per capire se vi siano state delle negligenze sul rispetto dei protocolli di sicurezza Onu e Pam nell’organizzazione della missione. A tal proposito elementi utili potrebbero emergere dalle analisi che effettuate sul tablet ritrovato sul fuoristrada sui cui viaggiava l’ambasciatore italiano.
Eugenio Palazzini