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Il Consiglio turco sancisce l’inizio di un “secolo turco”?

by Giacomo Morini
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Roma, 4 apr – Il 30 e il 31 marzo scorsi si è riunito in videoconferenza il Consiglio di cooperazione dei Paesi turcofoni (o Consiglio turco), in quello che doveva essere un vertice informale da tenersi nella città di Turkistan, nel Kazakistan meridionale. L’incontro – per motivazioni legate all’emergenza sanitaria – si è poi tenuto da remoto, pone in ogni caso un nuovo orizzonte alle relazioni tra paesi di retaggio turchico.

L’incontro – organizzato come anticipazione dell’evento ufficiale che si terrà quest’autunno – ha visto sul tavolo importanti argomenti. A partire dalla questione dell’Artsakh, l’incremento delle relazioni bilaterali e un cambio di volto del Consiglio turco stesso. Il quale potrebbe assumere la dicitura di “Stati Uniti del Mondo Turchico”, proclamando Turkistan come loro “capitale spirituale”.

L’importanza del Consiglio Turco

Dal 2009 a oggi l’organizzazione ha acquisito un’importanza sempre maggiore. Oramai riunisce annualmente attorno ad un tavolo i rappresentanti di Turchia, Azerbaijan, Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan, con il Turkmenistan che potrebbe presto divenire membro. L’Ungheria detiene lo status di osservatore e l’Ucraina potrebbe diventarlo a sua volta.

Uno degli obiettivi dell’organizzazione – nata su iniziativa dell’ex presidente e pater patriae kazako Nursultan Nazarbaev – è proprio quello di promuovere l’interconnessione tra gli Stati turchici negli ambiti economici, culturali, politici e geopolitici. Rafforzando di fatto un idea di mondo multipolare dove le suddette popolazioni possano detenere un ruolo privilegiato.

L’inizio di un “secolo turco”?

Il progetto si rivela quindi essere una grande alternativa alla diplomazia e all’interdipendenza a marca occidentale. I turchici puntano tutto su una politica identitaria volta a riscattare una stirpe, puntando su progetti politici coerenti, su fondi di investimento e su iniziative culturali volte a riprendere i fasti di un’identità comune ritrovata.

Nel passato recente abbiamo assistito ad un aumento delle politiche di potenza da parte di una Turchia tutt’altro che isolata. Sul fronte del Caucaso, invece, l’Azerbaijan ha festeggiato il Nowruz a Shusha, città ripresa agli Armeni nel conflitto dell’Artsakh e definita “capitale culturale”. La stessa Turkistan, infine, riprende i fasti del Sultanato di Kazach.

Quali ripercussioni avrà questo evento?

Alla fine dell’incontro del Consiglio turco è stata rilasciata una dichiarazione congiunta riguardante diversi punti della futura agenda turchica. Di particolare importanza è la volontà degli Stati membri di intervenire per normalizzare le relazioni tra l’Armenia e l’Azerbaijan. Ai fini del mutuo sviluppo, si rivela infatti necessario curare le ferite dovute al conflitto dell’Artsakh.

Inutile infatti precisare come sia necessario un terreno stabile per garantire un altro punto. Vale a dire la “promozione degli interessi delle nazioni turchiche” in vista di quella che sarà la “Visione Turca per il 2040”, sulla quale vedremo interessanti sviluppi a Istanbul, nel prossimo incontro, in attesa della piena realizzazione di un ideale pan-turco.

Giacomo Morini

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