Home » Coronavirus, in Cina ritorna la vendita di cani e pipistrelli nei mercati all’aperto

Coronavirus, in Cina ritorna la vendita di cani e pipistrelli nei mercati all’aperto

by Cristina Gauri
6 comments
cina mercati pipistrelli

Roma, 1 apr – Mentre per Europa e Stati Uniti la strada da percorrere contro la pandemia di coronavirus appare ancora tutta in salita, la Cina, dopo più di due mesi di isolamento inizia a respirare e lentamente ad “aprire”. Gradualmente vengono meno le limitazioni e un po’ ovunque si assiste al ritorno della normalità – e con esso, pare si stia ritornando ai famigerati wet market, i mercati all’aperto in cui viene venduta qualsiasi tipo di specie animale a fini alimentari, nella più totale inosservanza delle norme igieniche di base.

Lo rivela il Daily Mail, i cui corrispondenti hanno denunciato il ritorno di cani, gatti, scorpioni e pipistrelli nei mercati di Guilin, località nel sud ovest del Paese, fino a Dongguan, più a sud; rimangono le stesse precarie – quando non inesistenti – condizioni igieniche, le stesse barbare usanze di tenere animali vivi in anguste gabbie arrugginite, scuoiare e cucinare vivi animali domestici e selvatici come pangolini, serpenti e pipistrelli. Il tutto sul pavimento coperto di sangue, sporcizia e resti di animali. Animali che vengono poi mangiati o utilizzati parzialmente per la medicina tradizionale cinese.

Queste pratiche, diventate illegali durante il picco della pandemia, sarebbero ritornate prepotentemente in auge con l’allentarsi delle misure restrittive, come se nulla fosse successo. Insomma, l’epidemia Covid-19 parrebbe non avere insegnato nulla ai cinesi per quanto riguarda igiene ed abitudini alimentari. In un altro mercato a Dongguan, nel sud della Cina, un altro corrispondente del giornale britannico, ha riportato la descrizione delle medesime scene, attestando la vendita di pipistrelli. Un’unico aspetto, scrive il reporter, sembra essere cambiato nei wet market cinesi: i venditori si starebbero mostrando maggiormente ostili verso i “curiosi”e non consentono che vengano scattate fotografie della macabra merce esposta. Per il resto, scrive, “tutti qui pensano che l’epidemia sia finita e non ci sia più niente da temere. Il coronavirus è diventato un problema che riguarda l’estero e non più la Cina”.

Secondo i dati raccolti dall’Undc (Ufficio delle Nazioni unite per droghe e crimini), in data attuale sarebbero 7mila le specie minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale che finiscono poi nei wet market di tutto il mondo; attività che generano un business dall’indotto compreso tra i 7 e i 23 miliardi di dollari l’anno.

Cristina Gauri

[la fotografia a corredo dell’articolo è puramente indicativa e risale al 2019]

You may also like

6 comments

jenablindata 1 Aprile 2020 - 12:13

beh..immagino che non sia facile per il governo cinese cambiare abitudini sociali consolidate dall’oggi al domani.

ma credo che si siano resi conto del fatto che una gestione alimentare del genere non è più accettabile,se vogliono continuare a far parte del mercato globale..perchè le rogne che nascono da loro,poi fanno centinaia di migliaia di morti anche nel resto del mondo.

quindi provvederanno,nei prossimi mesi…
e se non lo faranno,saranno comunque convinti a farlo,dalle le limitazioni agli spostamenti e alle importazioni che senz’altro il resto del mondo metterà in atto per costringerli:
perchè un errore forse si perdona…
specie se arriveranno dei sostanziosi risarcimenti (è pacifico che non sto parlando degli aiuti,ovviamente)
ma un comportamento sbagliato che causa centinaia di migliaia di morti e poi NON VIENE IMMEDIATAMENTE cambiato…no.

Reply
Sergio Pacillo 1 Aprile 2020 - 2:19

Per loro, quello è il ritorno alla normalità.

Reply
Fabio Crociato 1 Aprile 2020 - 2:38

Diamo questi sgradevoli cadaverini come alimento ai vari Santoro…., sino ai vari Floris, i quali da profondi derivati maoisti, sottointendendo tranquillamente, citano come a scuola, ancora oggi la rivoluzione culturale… Chiediamoci, una volta per tutte, se la cultura vera è rivoluzionabile!

Reply
Fabio 4 Aprile 2020 - 12:33

Ma ci rendiamo conto anno portato il virus i cinesi e permettono ancora di fare mercati dei virus mangiando quello che stando a dichiarazioni sono stati i diffusori del virus corte marziale

Reply
anai 8 Aprile 2020 - 8:29

se vogliono tenersi i loro mercati di animali che si stiano ben chiusi nel loro paese con tutta la loro economia, altrimenti si adeguino alle norme igieniche direttive della comunità europea! quasi la totalità dei virus si propaga dalla cina, quindi cinesi invasori no grazie restate a casa vostra!

Reply
rinaldo 9 Aprile 2020 - 6:47

L’ europa non ha nessun bisogno di non europei, teniamoci stretta la civiltà guadagnata in occidente, compresa quella alimentare.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati