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Così l’Afghanistan sfrutta l’energia solare per produrre eroina

by Eugenio Palazzini
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Afghanistan, oppio

Roma, 27 lug – Energia solare, primaria fonte di energia rinnovabile presente sulla Terra dall’enorme potenziale e soprattutto dagli svariati benefici, se utilizzata come si deve. Occhio appunto al discrimine che può trasformarsi in crimine. Basti osservare quanto sta accadendo in Afghanistan, dove i coltivatori di oppio stanno sfruttando proprio l’energia solare per aumentare la produzione. E dunque, di conseguenza, l’offerta globale di eroina.

Breve storia di un primato mondiale

Facciamo però un breve excursus storico per inquadrare al meglio la questione. Dal 2001, anno dell’invasione del territorio controllato dai talebani da parte delle truppe Usa, la produzione di oppio nella cosiddetta “Mezzaluna d’oro” ha avuto un vertiginoso incremento: circa il 90% in più rispetto all’anno precedente. L‘Afghanistan da allora è il maggior produttore di oppio al mondo, ma la cosa in sé paradossalmente potrebbe non rendere bene l’idea riguardo a questo poco invidiabile primato. Il culmine della produzione venne raggiunto per l’esattezza nel 2007, quando delle 9mila tonnellate di oppio prodotte nel mondo, più di 8mila venivano ricavate nella Mezzaluna d’oro. La stessa area geografica in cui domina oltretutto la produzione di hashish, ricavato da piantagioni locali di cannabis. Sempre per rendere meglio l’idea: lì ne viene prodotto quattro volte più che in Marocco. Ma soprattutto nella coltivazione di papaveri da oppio è la provincia di Helmand a farla da padrone.

Pannelli solari per produrre oppio

Ecco, come rivelato da un reportage della Bbc, è proprio in questo territorio che l’investimento nel solare ha contribuito a far aumentare una produzione già notevole. “L’adozione di tecnologie a bassa emissione di carbonio è stata molto rapida. Il primo rapporto di un agricoltore afgano che utilizzava l’energia solare risale al 2013, e da allora la crescita è stata esponenziale, tanto che nel 2019 abbiamo contato circa 67mila impianti solari nella valle di Helmand“, ha dichiarato Richard Brittan, ex soldato inglese e fondatore di Alcis, una società specializzata nell’osservazione satellitare di ambienti complessi. Sfruttare i pannelli solari per produrre droga insomma.

“Il solare ha cambiato tutto per gli agricoltori, che precedentemente investivano gran parte delle risorse nell’acquisto di carburante e nella manutenzione delle pompe sotterranee, mentre i costi di gestione dei pannelli sono praticamente nulli“, ha detto David Mansfield, che da oltre 25 anni studia proprio la produzione di oppio in Afghanistan. E infatti, come spiegato da Brittan, “nel 2012 si coltivavano circa 157mila ettari di campi di papavero, mentre nel 2018 si è passati a 317mila ettari, e lo scorso anno la cifra era di 344mila ettari. La terra sta diventando più produttiva”. Insomma l’energia solare, incredibilmente, fa la differenza anche per chi produce oppio. Perché oltretutto gli consente di farlo a bassissimo costo, in zone in larga parte abbandonate al controllo di spietate bande criminali. O ai talebani stessi, ammesso che vi siano differenze.

Eugenio Palazzini

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