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Crisi Ucraina: ecco perché l’Europa perde in partenza

by Valerio Savioli
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Roma, 20 gen – Sebbene nel panorama mediatico italiano domini, quasi esclusivamente, la questione pandemica corroborata da sempre più ingegnose misure da applicare a chi sceglie legittimamente di non vaccinarsi e l’avvincente toto Quirinale, fuori dai confini nazionali la storia procede nella sua edificazione del presente, portandosi dietro gli spettri di un recente passato. La crisi Ucraina, che vede un’escalation dei rapporti diplomatici tra la Russia – che si sente minacciata dalla costante espansione della Nato, oramai giunta a pochi minuti di lancio missilistico da Mosca – e gli Stati Uniti, è simbolo plastico di quanto l’ex superpotenza sovietica abbia già vinto nei confronti dell’Europa.

Crisi Ucraina, l’inesistenza dell’Europa

Indipendentemente dall’esito di questa crisi, sia che Mosca decida di intraprendere un’azione militare o meno, si evince ancora una volta l’inesistenza dell’Europa sul piano geopolitico e delle relazioni internazionali. Quella parte di mondo un tempo egemonico, ora risulta essere la ricca, stanca e vecchia periferia dell’impero statunitense. Bruxelles rappresenta, ad essere brutalmente sinceri, perlopiù una realtà tecnofinanziaria distante anni luce dalle istanze dei popoli europei.

Un’eventuale invasione ucraina comporterebbe un importante sforzo economico da parte russa, senza considerare i possibili eventi a catena che potrebbero generarsi. Il conflitto vedrebbe un’Europa anche impreparata sotto l’aspetto delle forniture di materie prime, di gas in particolare ma non solo. Come sostiene Jonathan Holslag di EUObserver: “La Russia rimane anche una destinazione chiave per le esportazioni e un fornitore di risorse diverse dal petrolio e dal gas. Si pensi al titanio. Mentre il Cremlino ha da tempo preparato un graduale disaccoppiamento dall’Europa, il contrario rimane impensabile per la maggior parte degli europei”. Il Vecchio Continente è costretto così a cercare disperatamente forme alternative e altamente costose di approvvigionamento.

Inoltre, è prevedibile che una buona parte della popolazione russa possa trovare comprensibile un eventuale intervento armato, rispetto al resto dell’Europa che non solo vedrebbe questa crisi come “qualcosa di lontano dai propri confini” – come sostiene nuovamente Jonathan Holslag -, ma che ha, oramai da tempo, rinunciato a qualsivoglia volontà di potenza nelle sue istituzioni e nelle sue generazioni. I suoi eserciti sono inesorabilmente mutati in forze di peacekeeping o, in alternativa, in ottimi reparti speciali, di cui una buona parte già impiegata in quei conflitti a bassa intensità sparsi per il globo, molto spesso al servizio di logiche mercatistiche neocoloniali.

Possibile debacle militare

Citando testualmente ancora Holslag: “All’Europa manca tutto. Anche se cerca di evitare il coinvolgimento in prima linea, anche il supporto logistico non sarà in grado di fare la differenza. Molti paesi non hanno missili distanziatori o le loro scorte di munizioni sono pericolosamente basse. Gli aerei da combattimento avanzati, in grado di penetrare nella difesa aerea russa, sono ancora pochi. Le forze speciali che sarebbero, una risorsa cruciale, sono bloccate in Africa e lottano per arruolare abbastanza reclute di qualità. Gli Stati Uniti stanno lentamente rifornendo i loro arsenali, con nuove munizioni precise a lungo raggio, ma preferiranno inviarle nel Pacifico. Conservano una notevole deterrenza convenzionale in Europa, tra cui 70.000 soldati, centinaia di veicoli corazzati preposizionati e dozzine di jet da combattimento. Tuttavia, questo non è sufficiente per contrastare un’invasione russa in un paese come l’Ucraina e Washington semplicemente non può permettersi una guerra con la Russia ora che la Cina è diventata così potente”.

Il domani appartiene a noi

Che la Nato fosse, nelle origini, un argine alle velleità di potenza continentale di un’Europa uscita a brandelli dalla seconda guerra mondiale, è oramai triste storia. Così come lo stesso Patto Atlantico e il Patto di Varsavia concretizzavano quanto pattuito a Yalta, spezzando e vanificando l’Europa e il destino dei suoi popoli. Risulta quindi focale, in uno scacchiere internazionale di rapporti di forza – come quello odierno in cui il Vecchio Continente appare il ventre molle e quando si parla di sovranità e di sovranismo – riprendere un concetto caro allo spirito dei tempi andati, ossia l’invadente presenza Nato quale principale equivalenza della politica estera del nostro continente. La quale storia piuttosto affonda su un retaggio millenario che per ridestarsi necessita della consapevolezza di rinvigorire le proprie radici mai del tutto estirpate.

Valerio Savioli

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4 comments

Santino Soda 20 Gennaio 2022 - 6:35

L’Europa dei mercanti, che rappresenta un entità senza anima non ha alcun peso politico e militare. Se ci dovesse essere un conflitto originato dalla crisi ucraina sarebbe schiacciata dall’orso russo; del resto non sarebbe la prima volta nella storia. Gli Stati Uniti sono forse più fortunati, in quanto sul loro territorio non si è mai combattuta una guerra convenzionale, naturalmente non sarebbe la stessa cosa con una guerra nucleare.

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Loscuro 20 Gennaio 2022 - 9:07

..la Russia di putin, economicamente, equivale a quella di una regione noo di una nazione…e questa volta non ci saranno gli ” alleati” a sovvenzionarli… stalinino sogna missili ultrasonici che non puó permettersi (esistono dolo nella sua fantasia)…..quindi:” notte putin”…

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Crisi Ucraina, perché la guerra tra Russia e Usa è vicina (ma evitabile) 21 Gennaio 2022 - 10:41

[…] Crisi Ucraina: ecco perché l’Europa perde in partenza […]

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4876.- Crisi Ucraina, guerra più vicina? Cosa ci dice il dialogo tra “sordi e muti” | 11 Febbraio 2022 - 10:47

[…] peraltro dagli esiti tutt’altro che scontati soprattutto a lungo termine. Ancora una volta, ribadiamo, serve che l’Europa faccia l’Europa, ritagliandosi il ruolo di arbitro […]

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