Sembra che nell’attacco siano stati eliminati fra gli altri il colonnello Adullah al-Sahayan, capo delle forze speciali saudite e il suo omologo degli Emirati Arabi Sultan al Kitbi.
Fonti non confermate parlano di numerosi contractor stranieri appartenenti alla famigerata compagnia di sicurezza e Blackwather rimasti uccisi.
Pur disponendo di enormi somme di denaro e di una superiorità tecnologica, carri armati Abrams e LeClerc, blindati Bradley, cacciabombardieri F-15, F-16, Typhoon e Tornado e di una intelligence nettamente superiore le forze di invasione saudite in Yemen stanno registrando numerose battute d’arresto a quella che era stata immaginata dai Sauditi come una semplice azione di restaurazione politica dell’ormai fuggiasco ex presidente Mansour Hadi.
A questa ingerenza, in aperta violazione della sovranità statale dello Yemen, si oppongono da molti mesi le milizie sciite degli Houthi affiancate dalle unità dell’esercito regolare yemenita raccoltesi intorno alla organizzazione patriottica Ansarullah.
L’attacco di domenica sembra anche dimostrare come i continui “cessate il fuoco” dichiarati unilateralmente dai sauditi non siano il frutto di alcuna politica distensiva tra le parti ma che anzi coprano le avanzate delle truppe della coalizione Saudita ai danni della popolazione yemenita.
Alberto Palladino