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“Non posso più doppiare i neri, ma recitare è il mio lavoro”. La voce dei Simpson contro il buonismo della Fox

by La Redazione
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doppiatore simpson

Roma, 4 ago – Harry Shearer è la voce americana di alcuni dei più importanti personaggi dei Simpsons: Ned Flanders, il signor Burns e non da ultimo il dottor Hibbert – che è nero. Shearer, che ha 76 anni, ha commentato la decisione della Fox di non far più doppiare ai bianchi personaggi di colore o di “altre” culture. 
Secondo quanto riporta il Daily Mail, infatti, sotto la rinnovata pressione del movimento Black Lives Matter, le menti dietro i Simpson hanno dichiarato che nello show non sarebbe più stato permesso che “attori bianchi interpretino personaggi non bianchi”.

Un attore interpreta chi non è 

Ora Shearer, comprensibilmente affezionato al personaggio del medico afroamericano Juilius Hibbert, con le sue parole sembra criticare questa decisione, dichiarando a Times Radio che lo scopo del mestiere dell’attore (e quindi anche del doppiatore) è proprio quello di recitare una parte, qualcosa che è al di fuori della propria esperienza personale (o di “razza”). “Ho una convinzione molto semplice sulla recitazione. Il ruolo dell’attore è interpretare qualcuno che non si é “, ha dichiarato infatti Shearer: “Questo è il concetto, questa è la descrizione del lavoro”.

La rappresentanza razziale non è la performance

Shearer, che dà la voce da anni anche ad altri personaggi importantissimi della serie animata come il preside Skinner, il reverendo Lovejoy e Weyland Smithers, ha messo in guardia dal confondere la rappresentanza razziale nel settore con la performance che andrà poi sullo schermo. Shearer ha fatto notare come non ha, in effetti, molto in comune con la maggior parte dei personaggi dei Simpson che ha doppiato – basti pensare al cattivissimo miliardario Monty Burns. Ma ciò, secondo il doppiatore, non significa che non potesse interpretare bene il personaggio. Del fatto di non poter più doppiare il dottore nero Hibber, pare che Shearer se ne farà una ragione: “Non siamo pagati in base a quanti personaggi facciamo”.

Quali stereotipi?

Il discorso sull’opportunità o meno di far doppiare a dei bianchi personaggi di diversa estrazione etnica è stato sollevato da Hank Azaria, doppiatore storico del personaggio di Apu, che ha dichiarato all’inizio di quest’anno che non avrebbe più interpretato il personaggio a causa dello stereotipo “razzista” che rappresenterebbe per gli americani di origine indiana. Nessuno di questi paladini dell’antirazzismo ha mai notato, tuttavia, che per trent’anni nei Simpson è stato rappresentato un nero come un rispettabilissimo (anche se strambo, a partire dalla risata) dottore – mentre ad esempio il medico “caucasico” Nick Riviera è un cialtrone patentato; per decenni i Simpson hanno ribaltato di fatto questi cattivissimi stereotipi razzisti. Magari gli autori della serie potrebbero concentrarsi di più nel ritrovare la verve comica di un tempo invece di impegnarsi in queste battaglie che non fanno ridere nessuno…

Nadia Vandelli

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6 comments

MiK Kos 5 Agosto 2020 - 9:29

Forse capiranno quello che i fans storici vanno affermando da 20 anni almeno: chiudete i Simspon.

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Aur 5 Agosto 2020 - 10:28

Questo articolo è imbarazzante da così tanti punti di vista che mi vergogno di aver passato anche solo due minuti della mia vita a leggerlo. Iniziando dal titolo: il buonismo della fox? Davvero? È ovvio che un attore, come mestiere, debba interpretare non per forza chi è. Ma non dobbiamo dimenticare che gli afroamericani vengono continuamente esclusi all’interno dei film (basti pensare che di attori neri in film americani se ne usano sempre tre, e sempre gli stessi). Quindi nel momento in cui io voglio rappresentare un uomo nero, perché devo comunque usare un bianco, pur essendo consapevole di questo? Non avrebbe senso, e in un momento come questo in cui finalmente le cose cambiano, lasciamo che cambino per il meglio. Poi, non fanno neanche male a nessuno, l’unico problema che creano all’attore quale sarebbe? Che si era affezionato al personaggio? Non parliamo di una persona povera che perde il lavoro per motivi a caso, parliamo di una delle serie animate più famose al mondo che finalmente viene ad adeguarsi giustamente con i punti e le critiche che gli vengono sollevate. Il tizio stesso dice che non è pagato in base al numero di personaggi.

Infine, magari è vero che le puntate dei Simpson non fanno più ridere come un tempo, ma almeno un tempo erano una bomba. Mi chiedo invece se il vostro giornalismo sia sempre stato così scadente, oppure se soltanto ora non sapete più cosa dire. D’altronde, da una rivista che si chiama il primato nazionale me l’aspetto.

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Marco 6 Agosto 2020 - 3:22

Hai praticamente detto tutto ciò che pensavo… Ma da una testata del genere cosa ti aspetti ?

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Aiiro Hyouma 7 Agosto 2020 - 5:59

I Simpson non fanno ridere da tempo e questa fuffa antirassistah pro blm, radicalsh*t, femminismo sono ad opera della Disney ( che ora comanda) non della Fox o roba simile. Quello scritto qui è ovvio, ma per colpa dei neBri ora tutti stanno facendo la fame. I neBri e i cinesi non dovrebbero più respawnare😈

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Francesco 9 Agosto 2020 - 9:05

Il politically correct ha davvero rotto le scatole.
Qualunque cosa oggi deve essere considerata razzismo, omofobia, misoginia, ecc.
Adesso per colpa di questo movimento, un doppiatore dovrebbe perdere un lavoro? Ma scherziamo? Questo sarebbe “adattarsi ai tempi”?
Vorrei ricordare che nel momento in cui si guarda un cartone, la voce del personaggio è solo una voce, è il personaggio che conta.
In che modo la voce di un afroamericano rende la cosa meno razzista? É tutta un’operazione di facciata e nient’altro, ipocrisia allo stato puro, che non combatterá in alcun modo il razzismo, ma anzi avrà come unico effetto quello di continuare ad alimentarlo il razzismo, facendolo crescere in chi razzista lo é già e facendo arrabbiare chi razzista non lo é.
Vista la loro ipocrisia, non guarderò mai più né i Simpson né i Griffin, anche perché ormai inizia a essere roba superata.
Vogliamo combatterlo le varie forme di razzismo e disparità? Bè iniziamo a capire allora che parità di diritti vuol dire non farsi problemi a scegliere l’uno o l’altro individuo senza tenere conto di sesso e colore della pelle, ma solo in base alle sue capacità.
Non importa chi sei ma cosa fai e cosa sai fare.
Iniziamona entrare in questa mentalità invece di rompere con le ipocrisie dell’aria fritta buone solo per farsi pubblicità e per alimentare le guerre tra poveri

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Francesco 9 Agosto 2020 - 9:29

Sostanzialmente quello che hanno fatto quelli della Fox è stato di togliere un lavoro a un doppiatore… per il solo fatto che è caucasico.
Bè anche questo a casa mia è razzismo.
Come ho già detto, quando si fa il doppiatore, conta solo la voce, quindi negare un lavoro a unk e darlo a un altro solo per il colore della sua pelle, e non per le sue capacità è razzismo tanto quanto lo era un tempo in senso contrario.
Decidere che “I bianchi devono doppiare solo i bianchi e i neri devono doppiare i neri” è una forma di ghettizzazione, un voler evidenziare delle differenze etniche. Sbaglio o è proprio su questo che si basa il razzismo?
Cioè non si parte dal presupposto “I doppiatori sono tutti esseri umani, non importa di che colore hanno la pelle, basta che sappiano fare bene il loro mestiere”, no ora si deve venire incontro a delle pretese assurde mettendo in piedi queste buffonate e ad andarci di mezzo è stato qualcuno che non aveva fatto niente, ma ha avuto solo il torto di essere un caucasico.
W la democrazia e la parità di diritti.
Io non sono di destra, ma qua la politica non c’entra, qua si parla di buon senso.
E se certi giornali cercheranno anche di appigliarsi a ogni scusa per fare polemica, non c’è dubbio che da più parti gliene si da occasione a ripetizione

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