Roma, 4 dic – In Italia c’è chi spesso cerca di giustificare gang e baby gang, dalle quali negli ultimi anni le più grandi città italiane sono sotto scacco. Ma nelle patrie d’origine di queste bande, soprattutto di quelle latine, cosa succede e come affrontano il problema i governi? Per comprendere la portata della situazione prendiamo l’esempio di El Salvador, dove in queste ore è in atto un vero e proprio assedio contro le gang della criminalità. Circa 10.000 soldati hanno circondato la città di Soyapango, in El Salvador, come parte di una massiccia repressione delle bande criminali, ad annunciarlo è stato lo stesso presidente Nayib Bukele. Tutte le strade che portano alla città sono state bloccate e le forze speciali hanno perquisito le case dei membri delle bande. Gli agenti hanno anche fermato chiunque tentasse di lasciare la città e controllato i documenti d’identità. L’operazione fa parte di una massiccia repressione contro le bande della criminalità organizzata, dopo che, all’inizio di quest’anno, il Paese era stato investito da una indomabile ondata di violenza. Il ministro della giustizia ha dichiarato che, finora, sono state arrestate 12 persone.
Lo Stato contro le bande della criminalità organizzata
Con oltre 290.000 persone, Soyapango è una delle città più grandi di El Salvador. La città si trova a soli 13 km a ovest della capitale San Salvador e da anni è divenuta famosa proprio per la frenetica attività criminale di alcune tra le più famose bande latine. “A partire da questo momento – “, ha scritto su Twitter il presidente Bukele – il comune di Soyapango è totalmente circondato. Le squadre speciali della polizia e dell’esercito hanno il compito di districare uno per uno tutti i membri delle bande ancora in loco”. Il presidente dello Stato centroamericano ha aggiunto che la gente comune “non ha nulla da temere” e ha affermato che la repressione fa unicamente parte di “un’operazione contro i criminali, non contro i cittadini onesti”.
La repressione approvata dalla cittadinanza
Le immagini rilasciate dal governo mostrano truppe pesantemente armate con giubbotti antiproiettile e fucili d’assalto in tutta la città e alla periferia della stessa. Tra molte proteste della cittadinanza, alcuni residenti sostengono però che il raid è stato una gradita sorpresa. “Ti perquisiscono e chiedono i tuoi documenti d’identità per verificare dove abiti, ma va bene, è tutto per la nostra sicurezza“, ha detto un 53enne residente in città. Se pensiamo a quanto la cittadinanza globale ha dovuto sopportare negli ultimi anni a causa dei lockdown dovuti alla pandemia di Covid 19, sicuramente, questa di El Salvador, sembra davvero una sciocchezza.
58mia persone incarcerate da marzo
Alcune proteste per il pugno duro del governo di El Salvador, anche a livello internazionale, si sono levate quando il presidente Bukele ha annunciato lo stato di emergenza alla fine di marzo scorso. Da allora più di 58.000 persone sono state incarcerate dalle autorità, in un paese che conta 6,5 milioni di persone. I gruppi per i diritti umani hanno criticato la pesante natura della repressione, affermando che le misure, che consentono alla polizia di arrestare i sospetti senza mandato, hanno portato a detenzioni arbitrarie. Gli alleati di Bukele affermano però in sua discolpa che la repressione è necessaria dopo che, un’ondata di omicidi ha terrorizzato il Paese. Un recente sondaggio condotto dalla Central American University (UCA) ha rilevato inoltre che il 75,9% dei salvadoregni ha approvato lo stato di emergenza, al culmine di una situazione divenuta insostenibile. Il 26 marzo scorso, si erano registrati ben 62 omicidi in un solo giorno.
Andrea Bonazza