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Francia: ecco dove vince (e dove perde) il Fn

by Adriano Scianca
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marine_le_pen1Parigi, 24 mar – Presa in sé, l’elezione dipartimentale francese rappresenta una grossa vittoria per il Front national. Il radicamento sul territorio è sempre stato un punto debole del movimento, che in passato si è affidato più alle performance televisive del leader carismatico, al dibattito sui grandi temi, che al lavoro nel locale. Ora questo gap si sta pian piano colmando.

Rispetto al primo turno delle scorse europee, il Fn guadagna addirittura 360.000 voti in più. Il partito va bene nel nord-est e nel sud-est. Paragonato al voto delle europee, il Fn fa progressi in 1601 cantoni mentre in 257 i suoi risultati sono peggiorati.

Importante il terreno guadagnato al nord, in diversi territori che un tempo erano feudi della sinistra. Nei comuni dove governa, il movimento marinista ha ottenuto buoni risultati, il che fa capire che non si tratta solo i un voto di protesta, ma anche di un progetto che, messo alla prova, viene ritenuto credibile.

Inoltre, più della metà dei candidati autori di “dérapage” (uscite ritenute “razziste”, “omofobe” etc) si sono qualificati per il secondo turno. Secondo il ministero dell’Intero francese ci sono 220 eletti di centrodestra eletti al primo turno, 56 per la sinistra e 8 per il Fn.

Al secondo turno si avranno 1.536 sfide “a due”, 314 triangolari e un quadrangolare. Ora l’Ump e i suoi alleati sono in testa nel 40,38% dei cantoni, le altre destre nel 9,60%, i socialisti nel 25,82%, le altre sinistre nel 4,38% e il Fn nel 16,71%.

Tutto perfetto per il Front national, quindi? Non esattamente.

La corsa di Marine Le Pen verso il governo, che è e resta l’obiettivo principale del movimento, si basa certamente sulla conquista progressiva dei consensi, sul radicamento nel territorio, sulla strutturazione del partito. Ma si basa soprattutto su un elemento simbolico: sul fatto di essere percepita come l’unica alternativa.

Finora i grandi progressi del partito sono avvenuti nello sfascio della destra istituzionale, che non solo rincorreva il Fn, ma appariva anche simbolicamente in ritardo: sena un leader, preda di liti interne e scandali, priva di qualcosa di significativo da dire.

Queste elezioni dipartimentali pongono un freno a questa avanzata simbolica. Non è un elemento da sottovalutare. Per Marine Le Pen, infatti, non è più questione di ottenere consensi e neanche di essere il primo partito: ormai conta solo vincere. E scongiurare quello che possiamo definire “l’effetto Houellebecq”: trovarsi, come accade in Sottomissione, largamente in testa dal punto di vista dei consensi, superare ampiamente il 30%, ma essere condannata all’irrilevanza dal “fronte repubblicano”.

Dopo le elezioni dipartimentali, lo spettro di questo esito è più vicino, non più lontano. È un dato su cui riflettere seriamente.

Adriano Scianca

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