Manila, 5 giu – Da mesi non si avevano avuto notizie di dichiarazioni “choc” da parte di Rodrigo Duterte e qualcuno iniziava a preoccuparsi. Ci eravamo lasciati con il presidente filippino che, sobriamente, proponeva il rapimento e la tortura per i revisori contabili incaricati di monitorare il bilancio del suo governo. Stavolta però Duterte stupisce tutti con una dichiarazione che contiene sì un attacco in grande stile, ma anche una confessione rispetto ad una sua passata “debolezza”. “Ero un po’ gay” ha ammesso candidamente Duterte; proprio lui, simbolo universale del machismo 2.0.
L’omosessualità come una malattia
La parte “choc” per gli standard comunicativi occidentali però arriva dopo, quando il presidente raffigura l’omosessualità come una malattia: “Ero un po’ gay, ma mi sono curato, con l’aiuto di belle donne”. A sostenerlo in questo percorso di guarigione anche la sua attuale compagna, Honeylet Avancena. Insomma parafrasando Povia: Duterte era gay, ma adesso sta con lei. Le frasi sono state pronunciate durante un discorso alla comunità filippina di Tokyo, nel corso del quale il presidente ha attaccato il senatore Antonio Trillanes, suo strenuo oppositore in patria, accusandolo di essere omosessuale.
Sono tornato uomo!
La confessione di Duterte è dunque arrivata in seguito all’attacco rivolto a Trillanes. Della serie: anche io ero un po’ gay come te, ma almeno sono guarito. Il presidente filippino avrebbe avuto la percezione della propria omosessualità durante il suo precedente matrimonio con Elizabeth Zimmerman, terminato nel 2000. “Sono tornato uomo! Quindi, belle donne mi hanno curato e ho iniziato a odiare gli uomini belli e a preferire le belle donne”.
Davide Di Stefano
1 commento
Grande Duterte. Sia per l’affermazione secondo la quale l’omosessualità è una malattia, e sia per quella sulle “belle donne” come pharmakos. Urge calpestare tutto ciò che è anomalo, contro natura, malato; ed al contempo occorre esaltare la sanità e la fisicità (jüngerianamente e non solo).