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Facebook di nuovo nei guai: "Dati personali venduti ai produttori di smartphone"

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 4 giu – A pochi mesi dallo scandalo Cambridge Analytica, Facebook è di nuovo nei guai per aver violato la privacy. Secondo quanto riporta il New York Times, il social network di Mark Zuckerberg avrebbe stipulato accordi con almeno 60 produttori di smartphone, tablet e altri dispositivi mobili permettendo loro di accedere ai dati personali di migliaia di utenti e dei loro contatti senza esplicito consenso. Tra i gruppi con cui il colosso californiano del web negli ultimi dieci anni avrebbe siglato intese ci sarebbero Apple, Amazon, BlackBerry, Microsoft e Samsung. Praticamente tutti i principali produttori su scala globale.
Ma attenzione, il dato più rilevante è che – sempre secondo quanto riporta il Nyt – la maggior parte di questi accordi basati sulla condivisione dei dati personali sarebbe ancora in vigore: Facebook avrebbe lasciato i produttori di dispositivi mobili liberi di offrire e diffondere ai propri utenti alcuni dei servizi più popolari del social, come quello di messaggistica, in cambio dell’accesso alle informazioni personali dei propri utenti e dei loro contatti sulla piattaforma social, anche nei casi in cui questi ultimi erano convinti di aver negato ogni condivisione dei propri dati.
Secondo il quotidiano Usa, i vertici di Menlo Park hanno sempre parlato di una stretta sulla raccolta di dati personali a partire dal 2015, peccato però che si sono guardati bene dallo svelare alcune importanti eccezioni, tra cui proprio quella riguardante l’esenzione per i produttori di smartphone, tablet e altri dispositivi hardware.
Le offerte hanno consentito a Facebook di espandere enormemente la propria portata e consentire ai produttori di dispositivi di offrire ai clienti funzionalità popolari del social network, quali messaggi, pulsanti e rubriche. Ma i partenariati, la cui portata reale a questo punto non è dato calcolare, violano le norme sulla tutela della privacy della società e la conformità con il decreto di consenso del 2011 della Federal Trade Commission.
Ci aspettiamo il consueto mea culpa di Zuckerberg, come nel caso degli 87 milioni di contatti “venduti” a Cambridge Analytica. Intanto però per il megamultimiliardario del web il business dei dati personali va a gonfie vele.
Adolfo Spezzaferro

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