Bruxelles, 2 giu – Quando uno si mette ad ascoltare le parole dei commissari Ue, la domanda sorge spontanea: ma questi ci sono o ci fanno? La risposta, purtroppo, non è semplice. Quel che è certo, però, è che a Bruxelles non hanno capito che il Covid-19 ha completamente demolito l’architettura politico-economica dell’Unione europea: per evitare la disintegrazione del sistema e l’implosione dell’euro, infatti, è stato necessario sospendere il Patto di stabilità, mandare in soffitta l’austerità di matrice germanica e permettere alla Bce di comportarsi «come una vera banca centrale». Altrimenti, è ovvio, l’Europa di Maastricht non sarebbe durata un solo mese. Eppure, anche di fronte all’evidenza, pare che gli eurocrati di Bruxelles non abbiano imparato la lezione. Neanche un po’.  

Il Patto di stabilità torna nel 2023

Su queste colonne lo abbiamo spiegato più volte: non solo il Recovery Plan non darà vita ad alcuna ripresa (senza contare che è pieno zeppo di vincoli e condizioni), ma si sta già pensando a come tornare al regime di austerità. Di più: a Bruxelles hanno già individuato una data, e cioè il 2023. I termini della vicenda sono ben ricostruiti da Angela Mauro sull’Huffington Post, che si è concentrata sulle dichiarazioni di Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. Traducendo l’involuto linguaggio tecnico dei due commissari Ue, infatti, il messaggio è chiarissimo: l’Italia è sotto osservazione, dovrà spendere i soldi del Recovery Plan come diciamo noi e deve prepararsi al ritorno dell’austerità tra un anno e mezzo. E se Roma sgarra, le conseguenze saranno lacrime, sangue e stridor di denti.

Di austerità si muore

Ricapitoliamo, perché la questione è davvero decisiva: i famosi «aiuti europei» sono una fregatura colossale, perché ci vincolano a «fare le riforme» (leggi: smantellare lo Stato sociale e precarizzare ulteriormente il mondo del lavoro), ci sottraggono qualsiasi discrezionalità in ambito economico (leggi: ci tolgono sovranità), non porteranno ad alcuna ripresa (perché si stratta comunque di noccioline) e non scongiureranno il ritorno all’austerità fiscale. Tradotto in parole povere: i commissari di Bruxelles puntano ad annientare la forza politica ed economica dell’Italia. Né più né meno. E hanno anche l’impudenza di chiamare tutto questo «solidarietà europea». Oltre al danno, pure la beffa.

Valerio Benedetti

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4 Commenti

  1. A questo punto si sappia dichiarare la guerra alla centralizzazione materialistica, una volta per tutte!

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