Manila, 30 mag – La città di Marawi, situata nel sud delle Filippine, è tornata quasi interamente sotto il controllo dell’esercito dopo intensi scontri tra forze governative e i militanti jihadisti del Maute e gli alleati dell’Abu Sayyaf, gruppi affiliati all’Isis. I jihadisti che avevano occupato Marawi il 23 maggio, restano presenti in una piccola area della città. Secondo fonti governative controllerebbero ancora 9 dei 96 “bangaray” (quartieri) da cui è composto il capoluogo del Lanao del Sur.
Il bilancio delle vittime è al momento di circa 100 persone, tra cui 19 civili, alcuni di loro sono stati ritrovati legati in una fossa con addosso un cartello con la scritta “traditori della fede”. Circa 200 mila sono gli sfollati che si sono rifugiati nella città di Iligan, a 38 km da Marawi, cresce anche la preoccupazione delle autorità per un possibile allargamento del conflitto. Le autorità locali per il timore di possibili infiltrazioni di miliziani jihadisti tra gli sfollati hanno proclamato il coprifuoco e potenziato la presenza dei militari in strada. Queste misure si aggiungono all’imposizione della legge marziale proclamata dal presidente Duterte subito dopo l’inizio del conflitto.
A scatenare l’offensiva degli jihadisti del Maute sembra sia stato il tentativo di cattura del leader Isnilon Hapilon, comandante del gruppo jihadista Abu Sayyaf su cui pende una taglia di 5 milioni di dollari da parte della Fbi. La proclamazione del “Califfato del Lanao” segna un salto di qualità nella strategia dei gruppi jihadisti Maute e Abu Sayyaf, che vogliono accreditarsi come punti di riferimento per lo Stato Islamico nel Sud-est asiatico.
Guido Bruno