Parigi, 2 giu – Dopo quasi cinquan’tanni di storia, il Front National cambia nome. Una decisione covata da tempo e meditata a lungo dopo la sconfitta al ballottaggio dell’anno scorso, che ha portato la leader Marine Le Pen ad un profondo ripensamento alla struttura – anche programmatica – del partito. Con un voto via posta fra gli iscritti, l’80% ha votato a favore del cambio di denominazione. Il vecchio Front si chiamerà così, da oggi, Rassemblement National.
La metamorfosi – Rassemblement National manterrà comunque la fiamma con i colori della bandiera francese, alla quale i simpatizzanti sono ancora molto legati – ricorda da vicino quanto successo in Italia con il passaggio dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale. Identico l’obiettivo: “depurare” il partito dal suo passato per trovare nuovi alleati e puntare così dritti verso il prossimo appuntamento elettorale francese, vale a dire le presidenziali del 2022. Una strategia che Marine Le Pen ha già adottato in passato con il lungo processo di “dediabolisation” volto a presentare agli elettori una faccia più pulita del movimento. Il quale resta comunque visto con le etichette dure a morire di partito xenofobo e razzista. La mossa non è comunque, almeno in passato, stata solo di marketing ma si è riverberata (e lo ha fatto in negativo) anche sulle scelte politiche: clamorose furono, in occasione delle ultime presidenziali, le giravolte continue su euro ed Unione Europea sulle quali la figlia del capostipite perse parecchio terreno rispetto al rivale Macron.
Proprio Jean-Marie Le Pen, da tempo ai ferri corti con Marine tanto da essere stato espulso dal partito che lui stesso ha fondato, è il primo a giudicare il nuovo corso. E lo fa nel suo stile: Rassemblement National rappresenta “un tradimento e una vergognosa cancellazione della sua identità, il colpo più duro che il Front National abbia mai ricevuto dalla sua fondazione”.
Nicola Mattei

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