La cancelliera Angela Merkel si è rifiutata di avanzare la richiesta a nome dell’esecutivo ma a questo punto si attende in primis la decisione del Bundesrat che voterà il 14 dicembre, a cui seguirà la decisione del Bundestag, la camera alta, e poi eventualmente il decisivo pronunciamento della Corte Costituzionale tedesca. Si tratta di un’iniziativa inedita da parte di un organo istituzionale dalla nascita della Repubblica federale e l’Npd si è appellato all’articolo 19 della Costituzione tedesca, col quale si sancisce che “chiunque venga colpito nei suoi diritti dalle autorità pubbliche, può adire alle vie legali”.
Angela Merkel, il ministro degli Interni Hans-Peter Friedrich e quello della giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger hanno manifestato la loro contrarietà al provvedimento temendo una crescita nei consensi di un partito che al momento è giudicato “controllabile e inoffensivo”. Nel 2003 infatti, dopo un tentativo analogo di messa al bando, il Partito nazional-democratico tedesco uscì rafforzato dalle urne elettorali.
Il leader dell’Npd, Holger Apfel, ha dichiarato che come nel 2003: “lo Stato tedesco uscirà da questa vicenda di nuovo col naso insanguinato”.
Eugenio Palazzini
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