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Il Ghana raddoppia: presto una nuova acciaieria

by Giuseppe De Santis
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acciaieria ghana

Roma, 4 ott – Il governo del Ghana ha diverse volte espreso la volontà di porre fine alla dipendenza dagli aiuti umanitari cercando, al contrario, di stimolare la proprio economia al fine di creare ricchezza e occupazione. E’ sulla scorta di ciò che è stato lanciato il programma “One District One Factory”, il cui scopo è quello di creare almeno un’impresa in ciascuno dei 216 distretti in cui il Ghana è suddiviso, così che possa aggiungere valore alle sue materie prime e produrre in loco ciò che attualmente viene importato.

Una nuova acciaeria per il Ghana

Grazie a questo programma sono state tante le fabbriche che hanno aperto, dando un contributo fondamentale all’economia del Ghana. Questo ha adesso attirato l’attenzione di investitori internazionali che hanno deciso di supportare questa iniziativa. A tale proposito è degna di nota la decisione di IFC, istituzione finanziaria parte della Banca Mondiale, di concedere un prestito da 12 milioni di dollari alla Rider Iron and Steel Ghana per la realizzazione di un’acciaieria.
L’acciaieria, che sarà costruita nel distretto di Kumasi e verrà completata entro il 2021, una volta a regime produrrà 240mila tonnellate di acciaio all’anno, aumentando la già sostanziosa produzione locale del 75%, riducendo le importazioni e permettendo così il risparmio di 125 milioni l’anno con importante beneficio per la bilancia dei pagamenti del Ghana.

Ambiente e occupazione

Un aspetto importante del nuovo impianto è che per produrre acciaio non userà ferro e carbone bensì rottami, una scelta che avrà impatti positivi sull’ambiente visto il loro utilizzo permette di abbattere sensibilmente l’inquinamento. Dal lato occupazionale, invece, l’acciaieria darà lavoro direttamente a 450 persone e permetterà di creare diverse migliaia posti di lavoro in un indotto legato alla raccolta dei rottami e alle strutture (realtà aziendali comprese) di supporto: una discreta boccata d’ossigeno per un mercato del lavoro che ha sofferto per via della pandemia.
Giuseppe De Santis

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