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Gina Haspel: la prima donna (falco) alla guida della Cia

by admin
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Washington, 18 mag – Per la prima volta una donna è stata nominata a capo della Cia. Gina Haspel, 61 anni, guiderà l’agenzia di intelligence americana. L’incarico era stato già ampiamente annunciato ma solo nella notte il Senato ha confermato la sua nomina. Prende il posto di Mike Pompeo, nominato dal presidente Trump segretario di Stato. Di lei si sa poco, essendo quasi tutti i documenti a suo carico segretati, ma quel che poco che si sa la dipinge come una donna spietata, che non ha lesinato sul ricorso a interrogatori-tortura per i terroristi. L’ennesimo falco, insomma, dell’amministrazione Trump. La Haspel è nella Cia dal 1985 e da allora si è sempre occupata di antiterrorismo, partecipando a missioni sotto copertura, supervisionando prigioni segrete all’estero, fino a diventare dapprima il capo della filiale londinese e poi vicedirettore generale della Cia.
Una spia preparata e con molta esperienza alle spalle, ma sul cui passato aleggiano molte ombre. Oggi la sua nomina è stata sostenuta da 54 voti a favore e 45 contrari, ricevendo il via libera anche da molti senatori democratici e da personalità ostili a Trump e alla sua amministrazione. Non fu così nel febbraio 2017, quando venne nominata vicedirettore della Cia. Due senatori democratici della commissione intelligence, Ron Wyden e Martin Heinrich, parlarono di una persona “non adatta all’incarico” a causa del suo passato. Contro di lei anche le associazioni a tutela dei diritti umani. Humar Rights First dichiarò: “Le sue impronte digitali si trovano ovunque nel programma sulla tortura, per non parlare della distruzione delle prove”. Un chiaro riferimento agli anni in cui, a partire dal 2002, la Haspel ha diretto uno dei primi ‘black site’ aperti dagli Usa, un compound in Thailandia dal nome in codice ‘Cat’s Eye’, all’interno del quale i sospetti terroristi di Al Qaeda Abu Zubaida e Abd al-Rahim al-Nashiri furono sottoposti a waterboarding ed altre pratiche di tortura. Di quel che accadde in quel carcere non ci sono prove, perché tutto venne distrutto.
Secondo le dichiarazioni dell’allora capo della Haspel, José Rodriguez, che dirigeva i servizi clandestini della Cia, fu proprio lei a impartire l’ordine di distruzione dei video. Un’accusa che Gina Haspel ha sempre rimandato al mittente, pur dichiarando che la distruzione delle prove sia stata una scelta giusta per salvaguardare l’identità e la sicurezza degli agenti che avevano praticato gli interrogatori in questione.
Anna Pedri
 
 

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Cesare 18 Maggio 2018 - 2:55

Pensiamo ai dipendenti della CIA che vedono che fà carriera chi ha permesso la tortura di presunti sospetti;aumenteranno la loro amoralità e sadismo per la carriera??Inoltre le torture servivano probabilmente a far confessare agli agnelli sacrificali anche quello che non avevano fatto come ad esempio l’attacco alle torri gemelle che da molti fatti risulta un lavoro dello stato profondo per giustificare le guerre al terrore che ne sono seguite,attacco all’ Iraq incluso.E l’Iraq con le torri gemelle non c’entrava nulla! Lo stato di assedio è servito anche a stabilire uno stato di polizia !
Per quanto concerne le torture un esponente USA ha detto che possono mettere a rischio anche i soldati USA che venissero catturati da forze ostili e quindi è una follia e una disumanità totale, fatta ovviamente con la scusa della protezione del cittadino

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