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Grecia, urne aperte. Tutto cambia perché nulla cambi?

by Roberto Derta
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grecia greferendum nai oxiAtene, 5 lug – Nai o Oxi, Sì o No. E’ in questa scelta che i cittadini greci riporranno oggi il loro futuro. Se non l’intero, almeno buona parte. Questo il quesito: “Referendum del 5 luglio 2015. Deve essere accettato il progetto di accordo presentato da Commissione europea, Bce e Fmi nell’Eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta? Il primo documento è intitolato ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma ed oltre’ ed il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilita’ del debito'”.
Le urne sono aperte dalle 7 e si chiuderanno alle 19 ora locali (le 18 in Italia). Le opzioni in mano agli elettori sono due, come noto: accettare o meno il piano di salvataggio per come proposto a fine giugno. Un piano giudicato -anche se le distanze tra le parti erano davvero minime- inaccettabile da Tsipras, che si è così giocato la carta della consultazione popolare per smarcarsi dall’abbraccio dei creditori internazionali.
Comunque vada, i prossimi mesi saranno un’incognita. Ed in ogni caso l’esecutivo greco dovrà comunque ritornare al tavolo con Ue, Bce e Fmi per definire i dettagli dell’accordo.
Qualora vincesse il “No”, Tsipras e Varoufakis avranno un forte mandato popolare con cui presentarsi ed ottenere condizioni migliorative. Quanto migliorative? Che si possa scardinare l’attuale impianto di austerità è fuori dubbio, al più si potrà strappare una qualche concessione ad esempio su deficit, rientro del debito, avanzo pubblico. Ma sempre in termini di percentuali da prefisso. Si tratterebbe in ogni caso di un sonoro schiaffo all’Unione Europea ed alla sua filosofia di fondo, non sufficiente per vedere il referendum in termini di scelta fra euro o dracma ma capace comunque di aprire nuovi scenari nei rapporti fra paesi membri ed istituzioni comunitarie.
Se invece sarà il “Sì” a vincere, l’ipotesi più probabile è che il governo si dimetta e venga sostituito da un esecutivo di unità nazionale. Sarebbe la sconfitta di Syriza, così come di buona parte di quei movimenti della sinistra cosmopolita e al caviale che hanno sostenuto il pettinato premier greco fino ad oggi, tentando di agganciarsi al carro del vincitore ma che potrebbe uscire sconfitto dalla battaglia referendaria che egli lui stesso ha lanciato.
Roberto Derta

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