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I “nuovi” rapporti tra sceicchi del petrolio e Israele

by Adriano Scianca
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Flag-Pins-Israel-Saudi-ArabiaFallito il primo tentativo di attacco militare alla Siria, ecco che subito è cominciato il riposizionamento strategico del Grande Medio Oriente. Al termine dello storico viaggio del presidente iraniano Rouhani in Usa, per molti simbolo del “disgelo” tra le due potenze, anche gli altri protagonisti non hanno tardato a muoversi. Stando alla rete israeliana Channel 2 ci sarebbero stati negli ultimi giorni degli incontri privati tra diplomatici israeliani e delegati di alcuni dei paesi arabi del Golfo Persico, tra questi sicuramente Arabia Saudita ed Emirati Arabi. L’incontro è stato “giustificato” proprio con la recente telefonata tra Obama e Rouhani, vista come un tradimento statunitense e un’apertura pericolosa al piano nucleare del comune nemico iraniano.

Lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto in un recente discorso alle Nazioni Unite che “la preoccupazione condivisa per il nucleare iraniano ha portato molti vicini arabi a realizzare che Israele non è il loro nemico”, ipotizzando nello stesso discorso addirittura future “nuove relazioni” con i paesi del golfo. In realtà la crisi nucleare iraniana sembra essere più una scusa per l’opinione pubblica visto non solo che l’Iran è tra i principali fornitori di petrolio di Israele, ma soprattutto perché rapporti diplomatici tra stati arabi del Golfo e il governo israeliano sono fitti già da tempo: in Qatar fino a qualche anno fa era presente un ufficio relazioni proprio con Israele e una “svista” nel budget governativo israeliano per il 2013 ha rivelato il finanziamento per un ufficio diplomatico nel Golfo Persico, voce poi prontamente eliminata.

Anche i presunti attriti tra governo israeliano e amministrazione Obama sono precedenti al disgelo con l’Iran, basti pensare al fatto che fu l’israeliano Haaretz uno dei primi quotidiani a mettere in dubbio le fonti dell’intelligence americana riguardo le fantomatiche armi chimiche di Assad. La sensazione è quindi che il disgelo Usa-Iran sia stato solo il pretesto per un’accelerazione che il recente scottante fallimento diplomatico nell’affaire Siria ha reso necessaria per spingere i promotori dell’aggressione al governo di Assad a cercare da subito nuove strategie per il riposizionamento. In attesa della prossima mossa.

Carlomanno Adinolfi

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