Roma, 19 ott – L’accordo sulla questione siriana indispettisce l’Arabia Saudita, che i terroristi ad Aleppo e dintorni li finanzia sin dall’inizio del conflitto. L’iniziativa russa che ha sventato l’attacco occidentale a Damasco ha talmente infastidito Riad che, a sorpresa, ha rinunciato al seggio appena ottenuto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu come membro non permanente (e dunque senza diritto di veto).
L’organismo, spiega un comunicato del governo saudita, è in realtà “incapace di porre fine alle guerre e trovare una soluzione ai conflitti”. L’Arabia “ritiene che i metodi, gli strumenti di lavoro, i doppi pesi e le doppie misure adottate attualmente dal Consiglio di Sicurezza rendano l’organo incapace di svolgere i suoi doveri e di assumersi la responsabilità nei confronti del mantenimento della sicurezza e della pace e contribuiscano ad approfondire il divario delle ingiustizie dai popoli e a violentare i diritti”.
La rinuncia all’intervento militare in Siria grazie al blitz diplomatico russo non è del resto l’unico motivo di disappunto per Riad. Anche il disgelo fra Usa e Iran – dietro a cui, peraltro, sembra ci sia ancora Mosca – ha segnato un ulteriore isolamento di re Abdullah, sempre più vicino a Israele in una posizione di intransigenza anti-siriana e anti-iraniana che ormai non trova più alcun credito a livello internazionale. Un’unità di intenti che si estende dall’Egitto (entrambi i paesi guardano con favore al golpe militare che ha deposto Morsi), a Gaza (dove Hamas non è benvisto da nessuno dei due).
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