Siviglia, 15 gen – Un governo pro Vita e no gender. Nell’Andalusia conservatrice, le idee sono chiare e le soluzioni alle “piaghe progressiste”, pure. Il tutto lo dimostra l’accordo siglato dal Partito Popolare e i leader di Vox. La formazione nazionalista, che a dicembre ha conquistato 12 seggi nel parlamento locale, ora amministra la regione procurando non pochi “mal di pancia” alle femministe incallite. Inammissibili, per loro, i punti chiave stabiliti: libertà educativa (scevra da dittatura gender), stanziamento di fondi per sostenere la famiglia naturale e soluzioni alternative, per aiutare le donne a non abortire.
Il nuovo esecutivo regionale di Juanma Moreno è un’autentica rivoluzione, dopo la storica egemonia della sinistra progressista. Tutto da cambiare, quindi: a partire dalla battaglia contro ”l’indottrinamento gender”, fortemente promossa già in campagna elettorale. Non solo: i leader di Vox sono riconosciuti, anche, per il netto rifiuto di aborto, maternità surrogata, eutanasia ed adozioni gay. Chiusura, inoltre, di quei “rubinetti” che erogano finanziamenti alle “associazioni femministe radicali”: curare alla radice, quindi. È questo che il governo andaluso intende fare. Ed è questo che le femministe contestano (e temono) molto.
“Non faremo un passo indietro”, promette (o meglio, minaccia) la pasionaria attivista spagnola Ana Maria Perez del Campo. “Ogni volta che ci sono passi avanti in termini di diritti, c’è una significativa reazione patriarcale”, ha aggiunto durante l’intervista all’Agence France-Press. “Sessismo moderno”, dicono le adepte di “Ni una menos”: cadendo nel consueto cliché dei “passi indietro e non avanti”. Giungono, intatte e pertinenti, le parole di Evola circa la tradizione (tanto odiata e combattuta dal femminismo odierno). La tradizione che è “nella sua essenza, qualcosa di metastorico e, in pari tempo, di dinamico”. Perché “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”: e i nazionalisti di Vox in Andalusia stanno mettendo in pratica l’insegnamento, prezioso, di Evola e Mahler. Con buona pace di “mal di pancia” ed isterismi femministi.
Chiara Soldani