Vienna, 7 dic – Una sequenza di immagini sicuramente destinata a far discutere: parliamo del video che mostra alcuni attivisti identitari austriaci mentre ingabbiano una statua del Black lives matter con una struttura di legno dedicata alle vittime europee del terrorismo islamico.

La statua antirazzista coperta dal ricordo delle vittime del terrorismo

Secondo le informazioni di cui siamo in possesso il monumento dedicato al Black lives matter si troverebbe in una piazza di Vienna. Proprio in quest’area il gruppo identitario – lo si vede nel filmato – fa la sua irruzione, uscendo dal retro di un furgone e spingendo la struttura in legno contro la statua eretta in ossequio al dogma antirazzista. Alcuni militanti accendono fumogeni, altri lanciano volantini, altri ancora inchiodano velocemente il lato della struttura che ingabbia e nasconde definitivamente il monumento Blm su tutti e quattro i lati.

Le vite dei bianchi contano

Al suo posto, ora, un parallelepipedo bianco, con una croce montata sopra ogni lato; e su ogni lato, il volto di una vittima degli attentati terroristici più sanguinosi avvenuti negli ultimi anni. Tutti avuti luogo in un grande città europea, tutti a firma dell’estremismo islamico. Parigi 2015, Stoccolma e Londra 2017, e l’ultima strage in ordine temporale, quella avvenuta a Vienna un mese fa. Quattro vittime simbolo della fallita integrazione sostituiscono ora la statua simbolo del dogma globalista. E c’è una scritta: «White lives matter», le vite dei bianchi contano.

Un’azione che – c’è da scommetterci – risulterà parecchio indigesta per tutti coloro che hanno sostenuto la legittimità di devastazioni, saccheggi e decapitazioni di statue nel nome della presunta lotta alle discriminazioni: dimenticandosi per la strada tutti gli europei – o comunque i bianchi – vittime del terrorismo islamico o comunque della ferocia di immigrati appartenenti a minoranze sedicenti «discriminate».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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