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Il “Made in china” tenta la scalata dei cieli

by Cesare Garandana
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C919Pechino, 26 nov – Siamo abituati a leggerlo ovunque, in qualunque settore l’invasione economica Cina è cosi pervasiva che purtroppo ci siamo ormai assuefatti, non ci facciamo quasi più caso. Ma difficilmente avremmo immaginato che un giorno avremmo volato su velivoli “Made in China”.

Secondo gli esperti invece sarà proprio cosi, la COMAC (COMmercial Aircraft Corporation of China), ha reso noto che i primi voli di prova del suo nuovo velivolo C919 avverranno nel 2015.

Punto di forza della ditta, nata nel 2008 dalle ceneri di diverse imprese del settore, sarà la sua economicità. Essere un’industria statale di una nazione che sicuramente non ha problemi di liquidità offre sicuramente una solida copertura per lanciarsi in un mondo che richiede investimenti iniziali decisamente elevati (si stimano circa 10 miliardi di dollari per la progettazione di un nuovo modello). Non è un caso se la regina dei voli low-cost , la compagnia Ryanair del Low cost, guardi con estrema attenzione alla COMAC. Sicuramente la COMAC, secondo quanto affermato dall’attuale amministratore delegato di Ryanair Michael O’Leary, “metterà pressione ad Airbus e Boeing nell’interesse di tutti”. Lo strapotere finanziario cinese rende certa l’invasione cinese del mercato del trasporto aereo anche per i concorrenti: “se il C919 sarà un buon aereo non lo so.” – ha affermato Jim Albaugh, l’ex capo della divisione commerciale di Boeing, “Ma alla fine, con i mezzi che hanno, ne costruiranno uno giusto.”

Pechino sta investendo molto nel progetto, cosi come la ditta che dall’anno scorso sta facendo lavorare i suoi progettisti ad un ritmo di 12 ore al giorno sabati compresi, soprattutto se si pensa al volume d’affari in gioco. Si stima che nel 2030 la flotta aerea commerciale mondiale sia di 36 mila velivoli di cui circa 31 nuovi per un valore commerciale che può variare dai 3700 ai 4700 miliardi di dollari. Di questi il 15% è rappresentato dal mercato interno cinese. Essendo la COMAC statale sarebbe ingenuo pensare che Pechino non utilizzi tutta la sua forza politica per evitare qualunque rifiuto e prediligere i suoi velivoli assicurandosi cosi un business dal valore variabile dai 500 ai 780 miliardi. A questo l’eventuale (ed assai probabile) export sarà un “tutto di guadagnato”.

I competitor non stanno certo a guardare: Airbus ha in cantiere l’A330-300 per il corto raggio mentre Boing schiera il nuovo aereo “green” B787-9, che volerà nel 2014. La battaglia per i cieli della Cina è aperta.

 

Cesare Dragandana

 

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