Podgorica, 29 mar – La piccola Repubblica del Montenegro sta per diventare parte integrante della Nato: il Senato degli Stati Uniti ha infatti aperto le porte all’ingresso di Podgorica nell’Alleanza Atlantica con una maggioranza schiacciante di 97 voti a favore e solo 2 contrari, espressi dai senatori repubblicani Rand Paul e Mike Lee, quest’ultimo ha giustificato il suo diniego dicendo che non vede il motivo per cui i contribuenti americani debbano pagare per la difesa di uno Stato così piccolo nel caso fosse attaccato (riferendosi al famoso articolo 5 della Nato). Paul è stato ancora più specifico asserendo che, siccome il Montenegro dispone solo di 2mila uomini in armi, la sua entrata nell’Alleanza Atlantica significherebbe solamente un “nuovo peso morto da aggiungere al welfare Nato”. Il riferimento è assolutamente in linea con la volontà di Trump di ridimensionare il ruolo degli Usa all’interno della Nato dato dall’invito a tutte le nazioni che ne fanno parte di aumentare la spesa pubblica per la Difesa sino al 2% del proprio Pil, traguardo raggiunto solamente, per ora, da Regno Unito, Estonia, Polonia e Grecia a dispetto del disastro economico in cui versa.
Si prevede che quindi alla votazione definitiva, che si terrà entro fine settimana, il piccolo stato balcanico entrerà a far parte della Nato, ma la motivazione per tale decisione è davvero singolare sebbene non del tutto inaspettata: il senatore repubblicano Lindsey Graham, voce autorevole in merito alla politica estera del partito, ha affermato che l’ingresso del Montenegro è dovuto al fatto che “sta facendo tutto quanto il Presidente Putin odia”. Un vero e proprio “dispetto” verso la Russia e la sua storica influenza nell’area balcanica. Volontà riconfermata, forzatamente, dal Segretario di Stato Rex Tillerson che in una nota ai capigruppo del Senato all’inizio di questo mese sosteneva che l’ingresso del Montenegro nella Nato fosse “altamente nell’interesse degli Stati Uniti”. Del resto la piccola repubblica balcanica ha una travagliata storia legata molto più all’occidente rispetto all’oriente: sebbene sia profondamente balcanico, quindi slavo e ortodosso stretto com’è tra Serbia, Albania e Bosnia, è storicamente e geograficamente legato all’Italia (la regina Elena era montenegrina) e oggi ha un’economia che dipende per metà dalle esportazioni verso l’Ue.
La mossa di Washington, perché gli altri Paesi Nato sembra siano solo spettatori, è, a nostro giudizio, più una mossa per accontentare un Congresso ostile alla linea di “appeasment” verso Mosca e per guadagnare quel consenso che tanto pesa nella politica americana. Vero è che questo esecutivo, ostaggio di certe dinamiche interne (anche al partito dove Trump non è visto di buon occhio), ha disatteso le aspettative di “distensione” verso la Russia che sembravano palesi durante la campagna elettorale, sebbene la linea verso Mosca sembri essere comunque meno calda che in passato: i progressi congiunti ottenuti in Siria/Iraq contro l’Isis sono lì a dimostrarlo.
Paolo Mauri
1 commento
la NATO ormai ricorda le nostre navi grigie (ex) Marina Militare che ti recuperano e ti portano in Italia anche se magari stai pescando per diporto sul tuo canottino lungo la costa libica:
tirano dentro tutti.