Roma, 11 mag — Poteva il 2023 trascorrere senza che persino il premio Pulitzer venisse assegnato a una persona trans? Domanda retorica. Congratulazioni dunque a Andrea Long Chu, nato Andrew, che ha ricevuto il Pulitzer per la critica letteraria suscitando la solita ondata di commenti polarizzati tra l’esultanza a priori (alla «è bravo perché è trans») e lo sdegno a causa di alcuni scritti inquietanti in cui lo scrittore spiegava come la pornografia abbia influenzato il suo percorso di transizione.
Il Pulitzer va a un trans
Chu, laureato nel 2014 alla Duke University, sta attualmente terminando il dottorato in letteratura comparata alla New York University. Nel 2021 è stato nominato critico di libri dal New York Magazine, dove le sue recensioni gli sono valse l’ambito riconoscimento. In un comunicato stampa che annunciava il vincitore del premio, l’editor di New York Magazine Gazelle Emami ha dichiarato: «Andrea è stata a lungo uno dei nostri scrittori e pensatori preferiti, e siamo così entusiasti di pubblicare le sue critiche incisive nelle pagine di New York e su Vulture più regolarmente».
Quell’ossessione per il porno
L’annuncio non è stato accolto positivamente da una buona fetta degli utenti social, in particolare le femministe non intersezionali hanno portato alla luce la peculiare tendenza di Chu a equiparare la femminilità alla dipendenza dalla pornografia, e altre amenità. Il primo libro di Chu, Females, pubblicato nel 2019 da Verso Press, propone la tesi secondo cui chiunque può diventare donna e che la penetrazione durante il sesso definisce la femminilità. «Farsi sc*pare ti rende femmina perché sc*pare è ciò che è una femmina», scrive l’autore trans, specificando che è stata proprio l’ossessione per la pornografia a portarlo a iniziare a identificarsi come trans.
«Quasi ogni notte, per almeno un anno prima della transizione, aspettavo che la mia ragazza si addormentasse per potere andare in bagno con il mio telefono. Andavo su Tumblr a guardare il sissy porn». Nel Sissy porn, o porno delle femminucce, un attore maschio è apparentemente costretto a trasformarsi in una femminuccia o un maschio fortemente femminizzato secondo i classici stereotipi dell’oggettificazione sessuale femminile. «Il porno-femminuccia mi ha reso trans… Al centro del porno-femminuccia c’è il buco del c*lo, una sorta di vagina universale attraverso la quale è sempre possibile accedere alla femminilità».
Insomma, il vincitore del Pulitzer è un trans ossessionato dalla pornografia che riduce la femminilità a un buco da possedere e al quale sarebbe sempre possibile accedere. Non stupisce, dunque, che le femministe Terf siano sobbalzate sulla sedia.
Cristina Gauri
2 comments
questo è l’essenza del demonio.
La pornografia è m. tossica uscita dalle teste di c., fosse uscita subito dall’ ano sarebbe stato più chiaro a molti. Fa specie che Pulitzer, per restare in tema “maleodorante”, debba cadere come uno s. così in basso. Da una castrazione all’ altra…