Roma, 3 feb – Con tre decreti esecutivi sull’immigrazione il presidente Usa Joe Biden rottama senza appello le politiche del suo predecessore, Donald Trump. Le «cattive politiche», per citare lo stesso Biden. Così il nuovo inquilino della Casa Bianca inaugura la nuova era delle politiche migratorie Usa. Politiche in netto, antitetico contrasto a quelle del tycoon sconfitto alle elezioni presidenziali.

Un decreto per ricongiungere le famiglie 

Il primo decreto «prevede l’istituzione di un gruppo di lavoro per identificare e localizzare i circa 600 bambini che tutt’ora sono separati dai propri genitori» al confine con il Messico. La separazione di centinaia di bambini dai loro genitori immigrati – peraltro già iniziata dallo stesso Obama – era stata una delle questioni più discusse dell’era Trump.  L’amministrazione Biden è ora impegnata a vagliare una serie di soluzioni che favoriscano il ricongiungimento familiare.

Si pensa, ad esempio, ad autorizzare il rientro in Usa dei genitori espulsi o il rilascio dei permessi di soggiorno per chi vive senza documenti. «Non sto facendo una nuova legge, sto eliminando le cattive politiche», insiste Biden dopo aver apposto le tre firme. «L’ultima amministrazione ha letteralmente strappato i bambini dalle braccia delle loro famiglie senza alcun piano di alcun genere per riunirli».

Il secondo decreto Biden per “una immigrazione sicura”

Il secondo ristabilirà il sistema del diritto d’asilo, proponendo una «immigrazione sicura, legale e ordinata nella regione» centro americana. Il provvedimento si propone di affrontare le cause del fenomeno migratorio nei Paesi di origine (instabilità, violenza, insicurezza economica), sostenendo le capacità di altri Paesi di fornire protezione e opportunità a rifugiati e richiedenti asilo, garantendo l’accesso alle sedi legali negli Usa.

Terzo: promuovere l’inclusione

Il terzo rottamerà le politiche «dannose e controproducenti» della precedente amministrazione, secondo Biden «una disgrazia morale e nazionale» ereditata da Trump. Il decreto mira a «promuovere l’integrazione e l’inclusione degli immigrati», introducendo una «task force sui nuovi americani» e consentendo il processo di naturalizzazione. I nuovi provvedimenti non sono altro che il naturale proseguimento di quelli firmati nel corso del primo giorno di insediamento di Biden: rafforzamento delle protezioni dei dreamer, abolizione del bando contro i Paesi a maggioranza musulmana, stop al muro col Messico, moratoria delle espulsioni per 100 giorni e l’invio al Congresso di una legge di riforma dell’immigrazione, con un percorso di cittadinanza in otto anni.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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