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In Inghilterra non calano solo i cristiani: ora i bianchi sono in minoranza in 14 città

by Andrea Bonazza
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Roma, 30 nov – Molto spesso quando si parla di sostituzione etnica o grande sostituzione, l’argomento viene relegato dai detentori delle verità sociopolitiche alle “fantasie complottiste”. Questo avviene soprattutto nella nostra Italia, dove l’imposizione del pensiero unico progressista si fa sempre più prepotente e dove, la sempre più invadente immigrazione, fuori dalle grandi città lascia fortunatamente ancora spazio alla cultura autoctona. Come ben sappiamo, non è però il caso di Paesi europei come Francia e Inghilterra, dove dagli anni Sessanta si è subito un graduale aumento delle componenti etniche allogene, dovuto anche alle politiche coloniali dei due Stati. Ciò ha portato a un’invasione e a un meticciato, etnico e culturale, che in moltissimi casi ha visto la popolazione locale abbandonare tanto quartieri e città, quanto, purtroppo, le proprie tradizioni secolari o millenarie.

Il tramonto del Cristianesimo anglicano

Per la prima volta nella sua storia, in Inghilterra meno della metà della popolazione si definisce cristiana. Lo stesso vale per il Galles e, a rivelarlo, sono i dati dell’ultimo censimento effettuato nel Regno Unito nel 2021. La percentuale di persone che si sono dichiarate cristiane è stata appena del 46,2%, in netto calo rispetto a dieci anni fa, nel censimento del 2011, nel quale figuravano il 59,3% di cristiani dichiarati. Se quelli che si identificano come musulmani sono passati da un 4,9% del 2011 al 6,5% dello scorso anno, il dato forse più rilevante e che dovrebbe preoccupare Buckingham Palace, è che il numero degli atei o dei “senza religione” è aumentato al 37,2% della popolazione.

Dagli Skinheads alle gang afro-asiatiche

A cavallo tra gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, l’Inghilterra vide nascere sottoculture e movimenti politici volti a frenare la crescente immigrazione dalle ex-colonie britanniche. Mentre la City e le città portuali venivano prese in ostaggio da immigrati asiatici, per lo più indiani e pachistani, dai sobborghi inglesi partivano proteste, anche violente, che trovavano in prima fila i kids delle “sottoculture” giovanili come Skinheads, Punk’s e Rockers. In nome di un nazionalismo britannico, nel quale si identificavano anche i più vecchi e oramai integrati immigrati giamaicani, le campagne politiche di movimenti come il National Front, il British Movement o il British National Party trovavano sempre più adesioni contro il “pericolo di una sostituzione etnica afro-asiatica”. Oggi, proprio le terze e quarte generazioni di quelle componenti etniche immigrate in Inghilterra dagli anni Settanta, ogni notte fanno il bello e il cattivo tempo nelle città inglesi, con droga, accoltellamenti e sparatorie, facendo rimpiangere alle stesse i vecchi tempi in cui sull’asfalto della regina marciavano i Doctor Marteens di Skins e Hooligans.

Verso la sostituzione etnica britannica?

Il censimento pubblicato in queste ore dalle maggiori agenzie di stampa britanniche, non senza petalose ricostruzioni buoniste, viene effettuato ogni 10 anni dall’Office for National Statistics (ONS). Quando alle persone è stato chiesto a quale gruppo etnico appartenessero, l’81,7% dei residenti in Inghilterra e Galles si è identificato come bianco, in calo rispetto all’86% del 2011. Il 74,4% della popolazione totale, identificata come bianca, risulterebbe così come inglese, gallese, scozzese, nordirlandese o, comunque, britannica. Il successivo gruppo etnico più numeroso, però, si è confermato essere quello asiatico, asiatico britannico o asiatico gallese. Esso rappresenta il 9,3% della popolazione complessiva; ovvero 5,5 milioni di persone, rispetto a 4,2 milioni del 2011. Prova ne è anche il fatto che, proprio la capitale inglese, nel 2016 abbia eletto a sindaco Sadiq Aman Khan. Nato a Londra nel 1970, il primo cittadino della City è orgogliosamente di origini pakistane e membro del partito Laburista. Qui la mente non può che ritornare proprio agli anni Sessanta/Settanta, dove chi avvertiva gli inglesi di una grande sostituzione in atto, che dai sobborghi sarebbe arrivata presto ai palazzi del potere, forse tutti i torti non gli aveva.

Nella multietnica Albione aumentano asiatici e africani

Il numero di persone che si identificano come nere, britannici neri, gallesi neri, caraibici o africani, ha invece raggiunto oggi il 2,5% della popolazione, rispetto all’1,8% del 2011, portando la cifra da 990.000 a 1,5 milioni. Uno specchio di questa crescita esponenziale avvenuta in soli 10 anni, lo si ha riguardando i filmati televisivi delle manifestazioni oceaniche per il Black Lives Matter, dirette due anni fa dalla sinistra inglese, o dall’impressionante carnevale caraibico di Nothing Hill. In queste due occasioni, potremo citare però mille altri eventi, la popolazione nera riversata nelle strade ha spadroneggiato, anche violentemente, sia contro istituzioni e forze dell’ordine, sia contro la popolazione bianca autoctona. Se da una parte questa è una conseguenza dell’aumento della componente allogena afro-caraibica, dall’altra è anche un chiarissimo e preoccupante segnale di quanto le istituzioni britanniche siano sempre più impotenti dinnanzi a tale fenomeno etnico.

Il Melting Pot sotto l’Union Jack

Stando sempre ai dati forniti dal censimento 2021, oggi in Inghilterra e Galles, una famiglia su 10 è ora composta da persone di due o più gruppi etnici diversi. Questo fenomeno di meticciato britannico registra un aumento rispetto all’8,7% del 2001, confermando quello che risulta essere il dato più preoccupante dell’intero censimento. L’Inghilterra sta andando quindi verso un irreversibile società meticcia e ciò comporterà irrimediabilmente a una logorante perdita dell’identità nazionale. Luton, Birmingham e Leicester sono tra le 14 aree in Inghilterra in cui le persone che si identificano come bianche sono ora in minoranza. Ad arrivare in aiuto al Regno Unito bianco, arrivano però polacchi e romeni, rispettivamente la seconda e la terza componente migratoria europea più numerosa.

Curioso a tal proposito è anche il discusso e criticatissimo tweet di Nigel Farage che, preoccupato, sembra ammonire gli inglesi al fine di intraprendere un doveroso e repentino cambio di rotta, prima che sia troppo tardi per la “minoranza bianca”.

Andrea Bonazza

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2 comments

fabio crociato 30 Novembre 2022 - 7:14

Saranno gli stessi foresti a fare la selezione e frenarne tanti ma tanti… ai british white è rimasta (dopo Brexit ancor di più), la capacità di scelta tra alleanze vincenti o perdenti.

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Etnie e religioni diverse: la scuola inglese contro l'indottrinamento cristiano - 7 Dicembre 2022 - 11:30

[…] 7 dic – Alcuni giorni fa vi parlavamo del censimento britannico che ha sancito come sia mutata l’identità etnica e religiosa di Inghilterra e Galles. Il […]

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