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Iraq, l'inferno dell'Isis: “Dai 6 ai 12 mila morti in fosse comuni”

by Eugenio Palazzini
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Roma, 6 nov – Un inferno nell’inferno. L’Iraq senza pace, dilaniato da guerre e atrocità terroristiche, sembra non finire mai di stupire per gli orrori prodotti nel recente, in questo caso recentissimo, passato. Oltre 200 fosse comuni, secondo quanto riferito dalla missione delle Nazioni Unite, sono state rinvenute nella nazione mediorientale. All’interno vi sarebbero resti umani di un numero di persone variabile tra le 6 e le 12 mila. Cifre spaventose, anche per l’ampio divario che non permette al momento di tracciare un tragico bilancio definitivo di questa vera e propria carneficina.
Secondo l’Onu le fosse sarebbero un orribile lascito dell’Isis, che dal 2014 al 2017 ha occupato ampie zone dell’Iraq. Rivenute nei governatorati Nineveh, Kirkuk, Salah al Din e Anbar, aree che hanno appunto visto scatenarsi per tre lunghi anni la furia del sedicente Stato islamico, le fosse venute oggi alla luce contengono anche i resti di donne, bambini, anziani, disabili e membri delle forze di polizia irachene. Stando a quanto riferito dall’ufficio delle Nazioni Unite a Baghdad, le autorità locali hanno riesumato sinora i resti di 1.258 persone. I resti di moltissimi altre vittime sono però ancora sepolti in attesa di essere riesumati e, forse, identificati. Un lavoro immane e al contempo doveroso, l’ennesima prova che si ritrova ad affrontare l’Iraq per vincere la barbarie.
“Le fosse comuni documentate nel nostro rapporto sono un testamento di una straziante perdita umana, di una profonda sofferenza e di una scioccante crudeltà – ha dichiarato il rappresentante delle Nazioni Unite in Iraq, Jan Kubis – stabilire le circostanze di queste enorme perdita di vite umane sarà un passo importante nel processo di lutto delle famiglie e nel loro cammino per vedere riconosciuti i loro diritti a verità e giustizia”. Nel rapporto dell’Onu viene sottolineato poi che tutti i resti delle vittime “sono particolarmente importanti” per determinare l’effettiva natura dei reati commessi, al fine di comprendere quelli che possono essere considerati “crimini contro l’umanità e genocidio”. Obiettivamente, per questi ultimi, sembrano esserci davvero pochi dubbi.
Eugenio Palazzini
 

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