Israele a muso duro contro l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale per la promozione dei diritti umani che non va confusa con organi istituzionali della Ue quali il Consiglio dell’Unione europea, o il Consiglio europeo). La querelle riguarda la spinosa questione della circoncisione, paragonata in una risoluzione approvata nei giorni scorsi dall’Apce alle mutilazioni genitali femminili. La raccomandazione a “sensibilizzare le popolazioni sui rischi potenziali che possono presentare alcune di queste pratiche per la salute fisica e mentale dei bambini” è apparsa al ministero degli Esteri israeliano come un invito che “incoraggia l’odio e le tendenze razziste in Europa”. Per Yigal Palmor, portavoce del dicastero agli Esteri di Tel Aviv, “ogni paragone fra la circoncisione e quella pratica condannabile e barbara delle mutilazioni genitali femminili è nel migliore dei casi il segnale di una ignoranza costernante mentre nel peggiore si tratta di diffamazione e odio religioso”.
La risoluzione dell’Apce, basata su un rapporto redatto dalla deputata socialdemocratica tedesca Marlene Rupprecht, preconizza l’apertura di un dibattito pubblico sulle “operazioni senza giustificazione medica” praticate sui bambini. Si domanda inoltre agli Stati “di adottare disposizioni giuridiche specifiche affinché certi interventi e pratiche non siano realizzati prima che un bambino abbia l’età giusta per essere consultato”. In appoggio alla risoluzione, Rupprecht cita il parere di diversi specialisti che attestano i “rischi potenziali della circoncisione “per la salute fisica e mentale dei bambini”. Il governo israeliano replica, al contrario, citando uno studio dell’ American Academy of Pediatrics sui “vantaggi della circoncisione neonatale”.
Giuliano Lebelli