Home » Italiani rapiti in Libia: opera dell'Isis o falso?

Italiani rapiti in Libia: opera dell'Isis o falso?

by Federico Rapini
0 commento

Roma, 21 lug- ''Freedom for Gino, Filippo, Salvo e Fausto''Il rapimento dei 4 italiani in Libia mostra ancora una volta la debolezza dello Stato Italiano. Il caos creato dalla non rivendicazione del gesto è stato seguito da una serie di ipotesi sulla matrice dello stesso. Secondo il ministro degli Esteri Gentiloni non si tratterebbe di una ritorsione nei confronti dell’Italia per l’appoggio al governo in via di formazione. La Farnesina sembra inoltre escludere la pista jihadista mentre quella delle milizie tribali locali sembra prendere piede.
A tal proposito significative sono le parole di Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I.-Centro Studi Internazionale, per il quale :”Viste le vicende di quelle zone, credo si possa pensare che si tratti di un rapimento di brigantaggio,a scopo di estorsione. Qualcosa di banditi locali in cerca di soldi, che però si innesta nella situazione libica dove i confini tra tribù, briganti, miliziani e terroristi è molto labile. Non si può escludere il passaggio degli ostaggi da una mano all’altra. Ma intanto la cosa più probabile è che prima o poi uscirà fuori che i rapiti sono in mano a qualche sedicente gruppo jihadista, magari con foto con bandiere nere e tutto il resto. Tutto può essere, ma probabile che si tratterà di una messa in scena per alzare il prezzo.
Parole pesanti, che se da un lato allontanano lo spettro Isis e tutte le preoccupazioni del caso, dall’altro portano a galla i problemi dello Stato Italiano. Uno stato che si è già inchinato al ricatto dello Stato Islamico. Come nel caso di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. Le 2 italiane che lo scorso agosto sono state rapite ad Aleppo dalle milizie jihadiste. L’Italia in quel caso pagò ben 12 milioni di euro per salvare le due finte “cooperanti” che in realtà partirono per la Siria la scorsa estate con il programma ben preciso e accuratamente pianificato di distribuire “kit”di salvataggio destinati ai combattenti islamisti anti-Assad” – il cosiddetto “esercito libero siriano” – e potrebbero essere rimaste vittime proprio dei loro beneficiari. Tanto riferiva il Fatto Quotidiano. Difatto il riscatto andò a finanziare i loro carcerieri.
L’Italia, tramite il suo ministro degli esteri, si mostrava in tutta la sua debolezza confermando la poca considerazione di cui gode a livello mondiale. Uno stato che in 3 anni non è riuscito a riportare a casa due soldati detenuti in India ed ora è nuovamente sotto scacco di chissà quale gruppo di terroristi di un paese allo sbando.In Libia da mesi si contrappongono due governi rivali, il Congresso nazionale di Tripoli e il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale. Un vuoto di potere che contribuisce al proliferare di gruppi armati pronti a sfruttare la situazione per il proprio tornaconto.
Difatti mostrandosi debole con l’India per i Marò e con l’ISIS per Vanessa e Greta, si legittima chicchessia a fare la voce grossa. Anche il più piccolo gruppo di briganti di qualsiasi stato del terzo mondo sente di poter estorcere soldi all’Italia per finanziare la propria attività.
Gli unici contro cui lo Stato Italiano si comporta da leone sono i propri cittadini, manganellati mentre difendono le proprie città dall’invasione di clandestini. Cittadini disarmati che non rapiscono, né decapitano qualcuno, per far sentire le proprie ragioni. Eppure tornano a casa con le teste rotte e con denunce sul groppone.
Federico Rapini
 

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati