Belgrado, 10 gen – Il monumento dedicato a Lazar Vuckovic, poeta e giornalista originario della Metochia , è stato distrutto a Gornje Selo, nel sud del Kosovo, la zona in cui, nell’ultimo decennio l’aria si è fatta irrespirabile per le minoranze serbe rimaste. I membri della famiglia Vuckovic, intervistati da una radio locale, hanno dichiarato: “Subire un attacco del genere nei giorni delle festività natalizie è per noi una cosa terrificante.” Gli ortodossi celebrano infatti il Natale il 7 gennaio.
Vuckovic, morto trentenne nel 1966, è famosissimo in tutta la Serbia per le sue poesie che fanno appello all’unità del popolo serbo. Al suo onme è oggi dedicato uno dei più prestigiosi premi letterari serbi.
La polizia kosovara, al momento, esclude il movente dell’intimidazione: si tratterebbe di un furto legato al materiale pregiato della statua. Eppure atti del genere sono all’ordine del giorno in Kosovo ed hanno lo scopo di costringere gli ultimi serbi rimasti a lasciare la regione.
Il Governo serbo si è infatti subito scagliato duramente contro l’inerzia della polizia kosovara: “Sappiamo per esperienza che le autorità di Pristina non faranno di tutto per trovare e punire i responsabili di questo atto di vandalismo, dunque chiediamo che la comunità internazionale reagisca e protegga i serbi nella provincia, i loro beni, le tombe e i monumenti dei loro cari.” – ha dichiarato l’Ufficio del governo serbo per il Kosovo.
Da quando è terminata la guerra, nonostante la continua presenza di Nato, Kfor e di tutte le possibili forze armate, il Kosovo non ha mai trovato pace. In particolare gli abitanti delle enclavi serbe vivono ormai come degli stranieri in patria. Pochi giorni fa a Drajcici, villaggio non lontano dal luogo di rimozione del monumento, una scuola serba di cento anni è stata demolita; il 7 gennaio a Djakovica, città da cui sono fuggiti oltre 12 mila serbi nel corso del conflitto del 1999, due pullman di pellegrini, accorsi per festeggiare il Natale, sono stati vittima una sassaiola scatenata da estremisti albanesi; sempre a Djakovica la chiesa ortodossa medievale nel 2004 era stata distrutta e al suo posto era stato costruito un parcheggio. Oggi in Kosovo condurre una vita normale, per un serbo, è impossibile. A tal proposito Aleksandar Vulin, ministro serbo per il Kosovo ha dichiarato: “La comunità internazionale ha il dovere di garantire la possibilità di ritorno di tutti coloro che sono stati espulsi dal Kosovo e Metohija. E’ stato fatto per gli albanesi ma per i serbi non è ancora possibile.”
Nell’Europa di Bruxelles e della Bce succede anche questo.
Roberto Guiscardo