Madīnat al-Kuwait, 9 ott – Yusuf Minkda, direttore del dipartimento della salute pubblica al ministero della Salute dell’emirato sovrano, ha avanzato una proposta di legge, che dall’anno prossimo, obbligherà, a chi vorrà ottenere un visto d’ingresso nel paese, ad essere sottoposto ad un test medico che servirà per rilevare la presenza di gay o trans. A questi sarà negato il visto d’ingresso ed il permesso di soggiorno. Una guerra a tutti gli effetti verso gli omosessuali e che coinvolgerà altre nazioni dell’area in virtù del summit del CCG (il Consiglio di cooperazione del Golfo Persico) che si svolgerà ad Amman l’11 novembre. C’è da ricordare come Bahrain, Kuwait, Qatar, Oman, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, già ritengono illegali gli atti omosessuali.
In poche parole il Kuwait e gli altri stati che adotteranno questo particolare ‘test’ tratteranno, a tutti gli effetti, l’omosessualità come una malattia. Chi non riuscirà a superarlo avrà un referto medico negativo. Minkda ha aggiunto che il dispositivo è ancora “in via di sperimentazione” e il progetto “sarà presentato alla riunione della Commissione centrale per il programma della mano d’opera straniera che si terrà il prossimo 11 novembre nel Sultanato di Oman”.
“I centri sanitari – ha spiegato il funzionario al quotidiano kuwaitiano al-Rai – effettuano un controllo medico di routine per valutare la salute degli espatriati quando entrano in paesi del CCG. Tuttavia, prenderemo misure più rigorose che ci aiuteranno a rilevare gli omosessuali e i ‘terzo-sessuali’ – parola comunemente utilizzato nei paesi del Golfo per riferirsi ai transessuali o a persone con ‘disturbo dell’identità di genere’ – a cui sarà poi impedito di entrare in Kuwait o in uno qualsiasi degli Stati membri del CCG”.
Viene spontaneo, a fronte di questa notizia, pensare a quanto successo recentemente alle nostre latitudini a seguito della dichiarazione pubblica di Guido Barilla che ha osato affermare che, pur rispettando i diritti degli omosessuali e delle coppie gay, non avrebbe fatto ricorso per la pubblicità dei suoi prodotti a stereotipi di famiglie diverse da quelle tradizionali. I corollario di polemiche e attacchi moralisti è durato alcuni giorni fino a spingersi ai deliranti inviti tipo quelli avanzati dal deputato di Sel, Alessandro Zan, di boicottare tutti i prodotti Barilla, o alla proposta di alcune associazioni gay che volevano l’incriminazione di Guido Barilla sulla scorta del recente ddl 145/2013 (Legge contro l’omofobia e la trans fobia).
Parrucconi e sepolcri imbiancati che in un unico coro si sono scagliati contro il patron della Barilla e che oggi nella loro falsa ipocrisia moralista, che evidentemente ha confini precisi e delimitati, ci piacerebbe vedere comportarsi nella stessa identica maniera nei confronti del Kuwait e del suo principale prodotto di esportazione: il petrolio. Perchè se la matematica non è un opinione, Q8, che è la compagnia petrolifera nazionale del Kuwait, per queste persone andrebbe boicottata e di conseguenza i supermercati Esselunga di Bernardo Caprotti che in questi giorni offrono uno sconto di 10 euro di carburante ai propri clienti.
Giuseppe Maneggio