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“L’economia russa sta bene nonostante le sanzioni”. Lo dice l’Economist (suggerimento a colpire più duro?)

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 13 mag – “L’economia russa sta bene nonostante le sanzioni“: lo scrive The Economist in quello che sembra un suggerimento a colpire più duramente Mosca. L’inefficacia delle sanzioni imposte dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina sono certificate dalle cifre. Una lunga analisi del settimanale britannico evidenzia che non v’è stato alcun rapido collasso dell’attività economica russa, come auspicato. Sarebbe fin troppo ingenuo dunque pensare che i numeri snocciolati dalla Bibbia della finanza internazionale non siano un assist per chi può (o deve) infliggere sanzioni più dure a Mosca.

Per l’Economist l’economia reale russa si è rivelata sorprendentemente resiliente

L’economia reale, scrive The Economist, “si è rivelata sorprendentemente resiliente”. Certo, i prezzi al consumo sono schizzati di oltre il 10% dall’inizio dell’anno sulla scia del deprezzamento del rublo. Calo che reso più care le importazioni. I prezzi poi ovviamente sono aumentati anche a seguito dello stop di molte aziende occidentali, che ha ridotto l’offerta. Ma (mentre il rublo è risalito come effetto rimbalzo) le cifre mostrano che l’economia russa sta tenendo botta. I consumi elettrici per esempio sono scesi in misura lieve. E, secondo i numeri forniti da Sberbank, dopo un primo choc a ridosso dell’inizio della guerra, i russi sembrano essere tornati a spendere in caffè, bar e ristoranti.

Le sanzioni non scalfiscono più di tanto un’economia “chiusa”

A fine aprile la banca centrale russa ha ridotto il tasso d’interesse chiave dal 17% al 14%: segno che la situazione di allarme sta rientrando. Insomma, altro che crollo del Pil del 15%, come auspicato dai sostenitori delle sanzioni. D’altronde, fa presente l’analisi del settimanale britannico, la Russia aveva un’economia piuttosto “chiusa” anche prima dell’invasione in Ucraina. Un sistema dunque che più di tanto non viene scalfito dalle sanzioni. Per non parlare poi del fatto che l’economia russa è al sicuro grazie agli sconfinati giacimenti di combustibili fossili.

Qui si apre un capitolo a parte (nonché il nodo principale, ossia quello di un possibile embargo). Dall’inizio della guerra, Mosca ha esportato combustibili fossili per almeno 65 miliardi di dollari, calcola il finlandese Centre for research on Energy and Clean air. Nel primo trimestre dell’anno gli incassi di Mosca dagli idrocarburi sono cresciuti di oltre l’80% su base annua. Ogni giorno il Paese accumula circa un miliardo di dollari grazie al suo export energetico.

Import/export con la Cina a gonfie vele

Sul fronte del commercio internazionale, poi, le esportazioni cinesi verso la Russia sono rimaste sostanzialmente stabili ad aprile, mentre le importazioni sono cresciute del 13%. La Germania ha visto il suo export scendere del 62% e le importazioni contrarsi soltanto del 3%. Nel complesso -secondo i calcoli dell’Economist -, dal giorno dell’invasione dell’Ucraina, le importazioni russe si sono ridotte di circa il 44%, mentre le esportazioni sono cresciute di circa l’8%.

Surplus commerciale russo potrebbe raggiungere livelli record

Sul crollo dell’import incide pesantemente l‘espulsione di Mosca dal sistema Swift per i pagamenti internazionali e l’iniziale deprezzamento del rublo, che però – lo ripetiamo – ha recuperato ampiamente terreno. Ma quello che spicca è che le esportazioni hanno tenuto sorprendentemente bene. Comprese quelle verso i Paesi occidentali, che non hanno mai smesso di comprare petrolio e gas dal Cremlino. Tanto che il surplus commerciale russo potrebbe raggiungere livelli record nei prossimi mesi. L’Institute of international finance stima che l’avanzo corrente potrebbe arrivare a 250 miliardi di dollari, il 15% del Pil, oltre il doppio rispetto ai 120 miliardi di dollari registrati nel 2021.

Embargo su petrolio e gas peserebbe solo a partire dal 2023

Infine, l’analisi dell’Economist fa una considerazione: seppure l’Ue dovesse trovare la quadra per infliggere l’embargo su gas e petrolio alla Russia, l’impatto sull’economia russa comincerebbe a farsi sentire soltanto a inizio 2023. Qualcosa ci dice dunque che la guerra continuerà ancora a lungo.

Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Loscuro 13 Maggio 2022 - 12:01

..il territorio della Russia é ricco di tutto..non gli manca nulla: gas, minerali, fabbriche, tecnologia..ecc ecc..potrebbe vivere in perfetta autarchia…… l’Europa é priva di tutto…come unica alternativa vive portando al collo il cappio costoso degli usa-usurai…

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