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“Legittime le colonie israeliane”: pericoloso assist di Trump all’amico Netanyahu

by Eugenio Palazzini
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trump e netanyahu, cartellone

Roma, 19 nov – Gli Stati Uniti stanno palesando il più volte annunciato disimpegno militare in Medio Oriente, reso ancor più evidente con il ritiro delle truppe dalla Siria. Un disimpegno però che non va di pari passo con il sempre più marcato sostegno alla politica di Tel Aviv in termini diplomatici. Dopo lo storico e incauto riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, ieri Washington ha stracciato con un colpo di spugna l’Hansell Memorandum, un parere legale del dipartimento di Stato che permise all’allora presidente Jimmy Carter di dichiarare fuorilegge le colonie israeliane nei territori occupati dopo la guerra del 1967, perché violavano palesemente il diritto internazionale.

Il governo Usa ha ribaltato completamente quel motivato parere, affermando che gli insediamenti di Tel Aviv sono invece legittimi. Una mossa che fornisce l’ennesimo assist alle politiche spregiudicate di Benjamin Netanyahu e rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco di un conflitto mai spento. Sembra poi l’ennesimo soccorso di Trump al premier israeliano amico, che è sempre meno saldo al potere. Quanto sia rischiosa come presa di posizione lo dimostra però la stessa reazione dell’ambasciata americana in Israele, che ha subito provveduto ad allertare i cittadini Usa che viaggiano a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza. Con un chiaro avvertimento: “Mantenete un alto livello di vigilanza”.

Le reazioni israeliane e palestinesi

La decisione del governo statunitense è stata annunciata dal segretario di Stato, Mike Pompeo, durante una conferenza stampa. “Dopo aver esaminato attentamente tutti gli argomenti di questo dibattito giuridico, abbiamo concluso che l‘insediamento delle colonie di civili in Cisgiordania non è di per sé contrario al diritto internazionale”, ha dichiarato Pompeo. L’apprezzamento del primo ministro israeliano non si è fatto attendere: “Una verità storica: che il popolo ebraico non è colonialista straniero in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr). Infatti noi ci chiamiamo ebrei perché siamo il popolo della Giudea”. Quindi, ha detto Netanyahu, Israele “resta pronto e desideroso di condurre negoziati di pace con i palestinesi su qualsiasi stato finale in uno sforzo di raggiungere una pace durevole, ma continuerà a respingere ogni argomento che riguarda l’illegalità degli insediamenti”. Secca la replica del presidente palestinese Abu Mazen, che ha definito la decisione del governo Usa “nulla, inaccettabile e da condannare”.

Eugenio Palazzini

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