Roma, 22 feb – Atteso e ormai dato per certo da chiunque abbia seguito con un minimo di attenzione l’evolversi della crisi ucraina, ieri è arrivato il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk da parte di Vladimir Putin. “Bisogna rispondere alla domanda che si pone da tempo, e fissata nell’appello della Duma di Stato al presidente, sul riconoscimento delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk”, aveva detto il presidente russo qualche ora prima di firmare il decreto in diretta tv e di tenere un discorso alla nazione. La “domanda che si pone da tempo”, per l’esattezza dal 2014, era stata formalizzata dalla Duma lo scorso 15 febbraio con una risoluzione a favore dell’invio al presidente Putin del riconoscimento delle due repubbliche del Donbass a maggioranza russa.
Le forze armate russe entrano nel Donbass
Un aspetto, quest’ultimo, fondamentale per capire quanto sta accadendo adesso. Perché se il governo di Kiev, sulla carta, non ha alcuna intenzione di rinunciare a due importanti porzioni del proprio territorio, dall’altra il Donbass da sette anni è de facto autonomo e sotto l’egida russa. Così ieri, dopo aver riconosciuto l’autonomia delle due repubbliche separatiste, Putin ha ordinato al ministero della Difesa di dispiegare le forze armate “per assicurare la pace” in quell’area. Una decisione che aveva anticipato due ore prima al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron, gli unici due interlocutori che Mosca in questo momento considera davvero sul tavolo diplomatico.
“Ucraina creazione russa”: il discorso di Putin
Poi il presidente russo ha tenuto un lungo discorso alla nazione che inevitabilmente è pure un messaggio di portata internazionale. Ne riportiamo alcuni stralci significativi, a partire dalla premessa che sta facendo molto discutere e si presta a varie interpretazioni.
“L’Ucraina è parte integrante della nostra storia e cultura. Non è solo un Paese confinante, sono parenti, persone con cui abbiamo legami di sangue. L’Ucraina è stata creata dalla Russia. Fu Lenin a chiamarla in questo modo, è stato il suo creatore e il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass” e “i bolscevichi hanno letteralmente immerso il Donbass in Ucraina”. Ma la creazione di questa nazione è stato “un errore” di Lenin perché “l’Ucraina ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia”. Una ricostruzione storica che Putin ha ritenuto necessaria per inquadrare la situazione attuale e che alcuni analisti considerano l’alba dell’invasione. Può essere al contrario un modo per giustificare determinate mosse delle ultime ore e mettere le mani avanti, del tipo: non vogliamo attaccare l’Ucraina, ma siamo pronti a farlo.
“La Nato è una minaccia, le sanzioni un pretesto”
Dopodiché Putin è entrato nel merito dei contrasti attuali con gli Stati Uniti e in particolare sulla questione della Nato. “Qualunque paese ha diritto a scegliere le proprie alleanze. Ma c’è un però, sancito dai trattati internazionali: l’obbligo di non rinforzare la propria sicurezza ai danni della sicurezza di altri paesi”. E “la Nato ci aveva promesso che non si sarebbe spostata verso Est“, ha detto il presidente russo. “In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell’Ovest dell’Ucraina, l’obiettivo è colpire la Russia”.
E’ evidente che “le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno dieci sono in corso adesso, e i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente”, ha affermato Putin, specificando che i “sistemi di comando delle truppe ucraine sono già integrati con la Nato e l’Alleanza ha iniziato a sfruttare il territorio ucraino” con tanto di infrastrutture missilistiche. Questo significa che “l’adesione dell’Ucraina alla Nato porrebbe una minaccia diretta per la sicurezza della Russia”. “Il dislocamento di un sistema radar Nato in Ucraina potrebbe portare al controllo di tutto lo spazio aereo russo. Il pretesto per imporre delle sanzioni alla Russia verrà trovato comunque. Lo scopo è uno: contenere lo sviluppo della Russia. Lo faranno, come lo hanno fatto in passato”.
La soluzione diplomatica
“L’Ucraina non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante. Quindi hanno iniziato a copiare modelli di vita degli altri Stati, in questo caso occidentali, diventando una serva. Gli ucraini sono dominati da oligarchi interessati alle loro aziende e a dividere l’Ucraina dalla Russia e non ai bisogni dei cittadini”, ha tuonato Putin. “Il crollo dell’economia ucraina è evidente, ed è colpa del governo” che ha permesso “agli oligarchi di rubare”. Di fatto la “stabilità in Ucraina non è mai stata sperimentata, gli oligarchi hanno sfruttato il malcontento del popolo portandolo a un colpo di stato”. Quindi “il governo di Kiev non può fare nulla per contraddire la chiara volontà dei cittadini in Crimea: la missione è stata una scelta di questa parte dell’Ucraina”, ha detto Putin riferendosi all’annessione alla Russia della penisola affacciata sul Mar Nero.
Ciò premesso la Russia è “sempre a favore di una soluzione diplomatica. Comprendiamo la nostra responsabilità colossale nella regione e comprendiamo le esigenze di sicurezza europea. Ma la sicurezza di uno non può essere garantita a spese di un altro”, ha sottolineato Putin. “Abbiamo inviato le nostre proposte agli Stati Uniti, fatto delle richieste in termini di garanzie di sicurezza, ma la risposta è stata piena di dichiarazioni generiche da parte degli Usa e della Nato, per portare acqua al loro mulino”.
Eugenio Palazzini
2 comments
Che l’ Ucraina sia diventata un “puttanaio” nel quale stanno scomparendo ancora di più la migliore storia e tradizione russo-europea (e non bolscevica!), che hanno nobilitato anche queste terre è un dato di fatto indiscutibile. Ben fa Putin se difende un nuovo spirito imperiale contro il nulla nascosto da cieco tecno-materialismo accentratore!
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