Tobruk, 3 ago – “La violazione della sovranità dello Stato libico porterà a delle conseguenze”, scriveva un documento del Comitato nazionale libico per la difesa e la sicurezza del parlamento di Tobruk, in Libia, a riguardo della missione militare italiana in acque libiche. E queste paventate conseguenze potrebbero essere il bombardamento delle nostre navi. Tutte tranne quelle commerciali.
L’uomo forte di Tobruk, infatti, il Generale Khalifa Haftar, avrebbe dato l’ordine ai suoi: “bombardate le navi italiane, che sono in Libia senza autorizzazione”. E proprio ieri in Libia è arrivata la prima nave italiana, la Comandante Borsini: un pattugliatore d’altura inviato con compito di ricognizione in vista della missione a supporto della Guardia costiera.
Quello libico è un caos da cui è difficile uscire per l’Italia, soprattutto per il fatto che l’unico uomo su cui il nostro governo punta è il premier Al Serraj, che di fatto è riconosciuto solo dall’Onu e dal premier Gentiloni, ed è nemico giurato del generale Haftar e di gran parte dei libici. Secondo il governo di Tobruk la decisione italiana di accogliere la richiesta di Al Serraj di inviare la Marina Militare in acque libiche non è stata presa bene dai libici, che hanno gridato alla violazione della loro sovranità nazionale.
La notizia dell’ordine di Haftar alle sue forze aeree è stata data dall’emittente tv Al Arabiya, via twitter. Tuttavia, il governo italiano bolla le minacce che arrivano dalla Cirenaica come inattendibili dal momento che l’Italia, nonostante riconosca Al Serraj come unico interlocutore, è presente e benvoluta in varie parti del Paese, tra cui Misurata che è sotto il controllo del parlamento di Tobruk. Qui si prende cura dei feriti, civili e militari, con l’operazione Ippocrate, e trasferisce in Italia molte persone da curare, negli ospedali militari del Celio a Roma, e Milano. Si tinge, quindi, ancora una volta di giallo la questione dei rapporti tra il governo italiano e quello libico.
Anna Pedri
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