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Chiede da “Da dove vieni?”, a una donna di colore: licenziata per “razzismo” la dama della Regina

by Cristina Gauri
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dama regina elizabetta

Londra, 2 dic — In occasione di un ricevimento un’anziana signora cerca di conversare con una donna di origini africane rivolgendole domande sulla sua provenienza, e pochi giorni dopo è costretta a licenziarsi per «razzismo»: accade nella Gran Bretagna del 2022, dove Lady Susan Hussey, dama di compagnia di Elisabetta II e madrina del principe William, è  finita nel tritacarne mediatico per una una conversazione avuta con una donna di colore di nome Ngozi Fulani. Tanto da costringerla a presentare le proprie dimissioni dall’incarico pluridecennale ricoperto a Buckingham Palace.

La dama di compagnia costretta a licenziarsi

Fulani, che stando alla sua biografia Twitter nella vita fa la «specialista nel sostegno di donne di origine africana e caraibica vittime di abusi» ha recentemente pubblicato sulla piattaforma lo stralcio di una conversazione — a suo dire — avvenuto nel corso di un evento benefico organizzato martedì scorso a Palazzo Reale. L’anziana dama di compagnia di sarebbe macchiata di un imperdonabile reato: l’aver osato porre domande sulle origini di una persona di colore.

Atteggiamento che, se per caso vi fossero sfuggiti gli ultimi aggiornamenti dal mondo progressista e inclusivo, i colonnelli woke hanno bollato come altamente razzista e offensivo delle minoranze perché sottenderebbe un senso di superiorità bianco e colonialista. Quindi attenzione, ché una semplice curiosità, una domanda buttata lì per conoscersi meglio e fare conversazione, da ora in poi potrebbe farvi precipitare in una spirale di accuse infamanti di «razzismo istituzionale» e atteggiamenti inquisitori. E per fortuna che il «medioevo» era finito grazie al politicamente corretto.

Da dove vieni?, può costare il lavoro

Il nocciolo della questione sta tutto nella domanda della ex dama di corte: «Da quale parte dell’Africa vieni?». Inconcepibile, chiedere a una persona di origine africane da che parte dell’Africa proviene. «Ero sotto shock dopo che è successo», racconta la donna all’Independent, «e chiunque mi conosce sa che non prendo sul serio questo tipo di sciocchezze», ma, guarda caso, trattandosi di un membro dello staff di Buckingham Palace, con tutta la risonanza mediatica che poteva comportare, Fulani ha deciso di fare un’eccezione e diffondere il suo piagnisteo a livello globale, «perché il problema è più grande di un singolo individuo». Poco importa se la conversazione è avvenuta con un’anziana di 83 anni, poco avvezza al dogma progressista e alle trappole tese da arrivisti palesemente cerca di notorietà. 

Nessuna pietà 

Nessuna pietà quindi per Lady Susan Hussey, una vita dedicata alla famiglia reale, che è stata costretta a dimettersi. «Prendiamo questi episodi estremamente sul serio e abbiamo indagato subito per ricostruire tutti i dettagli», è la nota diffusa da Buckingham Palace. «In questo caso, sono stati fatti commenti inaccettabili e profondamente deplorevoli. Abbiamo contattato Ngozi Fulani su questo argomento e la inviteremo a discuterne di persona. Nel frattempo», continua il comunicato, «la persona interessata desidera esprimere le sue profonde scuse per il dolore causato e si è allontanata dal suo ruolo onorifico con effetto immediato».

Cristina Gauri

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2 comments

Primula Nera 2 Dicembre 2022 - 4:06

I liberals chiedono quale fastidio possa mai dare l’arrivo ,nei nostri Paesi, di masse infinite di migranti subsahariani ; ecco, basterebbe vedere il deplorevole moltiplicarsi di episodi come quello sopra descritto, con i progressisti pronti ad usare le minoranze etniche(alcune delle quali particolarmente portate alle lagne) come clave per instaurare un regime di continua oppressione e insicurezza sotto le bandiere del “politically correct”,del “white guilt” e tante altre amenità diventate ormai dogmi laici di questo sventurato, decadente(quanta ragione aveva il patriarca Kyrill…) occidente.

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Claudio 4 Dicembre 2022 - 4:50

Non c’è nessun politically correct, sono i soliti comunisti bolscevichi che si inventano nomi nuovi per presentarsi agli altri. Prima si chiamavano giacobini.

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