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La contraddittoria marchetta antifascista dei profughi che puliscono le tombe dei partigiani

by Giuliano Lebelli
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profughiRoma, 18 apr – Dev’essere proprio un atto disinteressatamente antirazzista quello di radunare un gruppo di richiedenti asilo per far mettere loro in scena una marchetta all’antifascismo fuori tempo massimo. È successo a Staglieno, in Liguria, dove un gruppo di immigrati ospitati dall’Arci ha lavorato, insieme ai volontari e agli operai del Comune, alla pulizia del Campo dei Partigiani al Cimitero monumentale. Chissà i suddetti che ne sapevano dei partigiani, dei fascisti, della storia d’Italia dei primi anni ’40, ma che importa: per i buoni e i buonisti, l’immigrato è una mascotte. Dicono di amarlo, ma in fondo lo disprezzano e lo usano, come in questo caso.

Per carità, una sepoltura decorosa non la si nega a nessuno (sono gli antifascisti stessi, in genere, che sono di diverso avviso circa le spoglie mortali dei avversari politici). Ma certo fa un po’ sorridere il binomio profughi/partigiani, che si espone a una serie di contraddizioni evidenti. Repubblica, per esempio, scrive di “persone venute da lontano, fuggite da guerre e stenti, in cerca di libertà, al lavoro tra le tombe di chi per la libertà ha perso la vita”. Se la logica avesse ancora un senso, ci sarebbero una serie di obiezioni da muovere a questo bel quadretto idilliaco. Perché delle due l’una: o i partigiani furono imboscati, disertori, fuoriusciti, e allora il paragone con chi “fugge dalle guerre” anziché combatterle ci sta tutto, ma in un senso molto diverso da quello inteso da Repubblica, l’Arci e compagnia; oppure furono quei “combattenti per la libertà” che descrive la retorica dominante, gente coraggiosa che ha messo a rischio la propria vita e spesso l’ha perduta per liberare la propria terra, e allora il paragone con chi la propria terra l’ha lasciata proprio per non rischiare la vita non ci sta proprio. Noi abbiamo un’idea su quale delle due opzioni sia più calzante, ma al di là delle letture della storia novecentesca che ognuno può fare, ci sembra che la contraddizione sia difficilmente aggirabile.

Dopodiché, ben vengano le tombe pulite e i cimiteri ordinati, chiunque vi sia sepolto. Ma ben sapendo che da qualche parte, in Africa, ci sono altre tombe lasciate a se stesse e antenati privati di culto. Sono gli avi dei ragazzi che “fuggono dalle guerre” che riposano sulla loro terra. La terra che magari hanno difeso, anziché fuggire per cercare fortuna altrove.

Giuliano Lebelli

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6 comments

Anonimo 18 Aprile 2016 - 2:59 Reply
Anonimo 18 Aprile 2016 - 2:59

Sono i nuovi partigiani diceva qualcuno ?

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l'arci 18 Aprile 2016 - 4:05

all’arci non si iscrive più nessuno, quindi l capisco che cerchino nuovi clienti, diciam così.
per il resto non capisco cosa c’entri larci con la pulizia dei campi santi, boh.

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Paolo 21 Aprile 2016 - 8:07

E’ solo uno show disgustoso, ad uso di media prezzolati, per continuare ad “intortare” le eterne “anime belle”…

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Martino 18 Aprile 2016 - 4:14

Non fosse che sono un po’ diverso dai comunisti, che si sentono legittimati a profanare i luoghi del ricordo dedicati ai caduti fascisti e ai martiri delle foibe, io sulle tombe dei partigiani ci piscerei con somma soddisfazione. Poi naturalmente le farei ripulire dai refugee… in modo che siano bell’e pronte per la pisciata successiva. Partigiani di m…

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Paolo 21 Aprile 2016 - 8:05

Mi associo al suo commento.

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