Damasco, 17 gen – La recente riconquista di Aleppo da parte delle truppe governative e l’imminente vertice di Astana per i negoziati di pace in programma il prossimo 23 gennaio, avevano dato l’idea, almeno secondo la narrazione offerta dai media ufficiali, che la guerra al terrorismo in Siria fosse ormai praticamente terminata. La realtà è invece ben diversa e le recenti offensive dell’Isis, come quella di un mese fa su Palmira e quella di ieri su Deir Ez Zor, ne sono la conferma. Nell’est del paese la guerra con lo Stato Islamico è tutt’altro che vinta, a Deir Ez Zor poche migliaia di soldati siriani e ben 120 mila civili sono di fatto circondati dai miliziani del Califfato, che hanno spezzato in due il fronte di resistenza delle truppe di Assad.
I militari governativi difendono ora l’aeroporto completamente circondato, unico collegamento con il resto del paese, dove non è più possibile far atterrare elicotteri e ricevere rifornimenti. Decine di soldati sono caduti anche in difesa dei quartieri della città, dove nelle zone periferiche attaccano gli uomini dell’Isis. Deir Ez Zor prima dell’inizio della crisi siriana del 2011 contava più di 200 mila abitanti ed è uno dei principali centri dell’est della Siria. Dal 2014 subisce è sotto assedio da parte dello Stato Islamico e se la città non è mai caduta nelle mani del Califfato è solo grazie all’eroica resistenza degli uomini della Guardia Repubblicana comandati dal generale Zahreddine.
Adesso l’azione dell’Isis è molto più determinata, grazie anche all’afflusso di molti miliziani dal vicino Iraq. L’avanzata, condotta anche con azioni suicide, al momento è stata rallentata (ma non bloccata) anche grazie ai numerosi raid aerei dell’aviazione siriana e russa. L’avanzata degli uomini del Califfato, oltre che dal ripiegamento su Mosul, è stata favorita nel tempo anche dai bombardamenti Usa che hanno indebolito le difese degli uomini di Assad. Un particolare inquietante, soprattutto ora che Deir Ez Zor rappresenta un baluardo contro l’avanzata del terrorismo dello Stato Islamico.
Davide Romano