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Litigi, austerità e Frau Merkel: ecco perché l’Europa non si è ripresa dal Covid (e gli altri sì)

by Valerio Benedetti
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Merkel

Roma, 23 nov – Da una parte c’è l’«europeismo ideale», fatto di pace, solidarietà, wi-fi, collaborazione e timide apertura a una politica di potenza. Dall’altra, invece, c’è purtroppo l’«europeismo reale», fatto di austerità, ricatti, commissariamenti, sgambetti e volontà di potenza da eunuchi. L’Europa di Bruxelles, piaccia o non piaccia a globalisti e «alter-europeisti», rientra a pieno nella seconda fattispecie. E nulla è cambiato con il semestre tedesco alla presidenza del Consiglio Ue. Lo fa notare oggi l’Huffington Post, che già rimpiange l’occasione perduta da Angela Merkel.

L’Asia corre, l’Europa arranca

Quello della «cancelliera», in effetti, è stato un fallimento su tutta la linea: il Recovery Fund si è arenato perché in molti hanno subodorato l’inganno, l’accordo commerciale con la Gran Bretagna non è ancora stato chiuso, così come rischia di naufragare l’intesa Ue-Cina. Del resto, è proprio guardando a oriente che più salta all’occhio la débâcle dell’Europa a trazione merkeliana: «Mentre l’Europa continua a lottare con gli effetti economici e sociali della pandemia – scrive l’HuffPostin Asia molti paesi hanno ripreso a crescere ai ritmi pre-covid. Anche in questo senso, la principale promessa del governo tedesco (“il superamento duraturo della pandemia del Covid-19 e la ripresa economica”) è lontano da essere realizzato».

Il fallimento di Frau Merkel

In realtà, le premesse di questo fallimento c’erano tutte. L’Europa di Maastricht è stata costruita su regole folli e su rapporti di potere sbilanciati. Soltanto i più sprovveduti non avevano capito che l’architettura neoliberale di Bruxelles, unita al mercantilismo di Berlino, avrebbe necessariamente portato a una tonnara di proporzioni colossali. E gli effetti sono stati impietosi: incapacità di reagire alla Grande recessione del 2008, assassinio della Grecia, commissariamento dell’Italia (governo Monti) e impotenza di fronte all’emergenza coronavirus. In tutto questo la Merkel – che qualche gonzo continua a esaltare come grande statista – ha mostrato a pieno la sua dabbenaggine. Davanti a una crisi economica mondiale (2008), ha imposto austerità a tutta l’eurozona, affossando ogni possibilità di ripresa. E ora, non contenta, vuole fare la stessa cosa con il Covid-19: sfruttare la pandemia per allungare i tentacoli sui presunti «alleati europei». Non è un caso che, a parte Gualtieri, il Mes e il Recovery Fund non li voglia nessuno.

Perseverare è diabolico

Eppure, i segnali che suggerivano un ravvedimento sono stati parecchi. A fronte di un formidabile choc esterno (il coronavirus), la Bce ha dovuto sconfessare tutte le sue precedenti politiche, mettendosi di fatto a «monetizzare il debito», cioè a stampare denaro dal nulla per comprare i titoli di Stato in tutta l’eurozona. Se non lo avesse fatto, del resto, ora sarebbe già saltata la baracca con tutti i burattini. Ma c’è un problema: la monetizzazione del debito è vietata dai trattati europei. Quegli stessi trattati scritti in gotico e che hanno mostrato tutta la loro fragilità. Un buon motivo per cambiare rotta? Neanche per sogno: i geni dell’Eurotower hanno già detto che, a pandemia finita, si tornerà a regime. In pratica, si ripartirà con l’austerità e con le riforme lacrime e sangue. Ecco, questa è l’Europa che ci lascia in eredità Frau Merkel, ormai prossima al pensionamento. Un’Europa che avrà pure il roaming gratis per tutti, ma che non riuscirà mai a garantire crescita e benessere ai suoi cittadini, né tantomeno a fare una politica di potenza. Questo, e non altro, è l’«europeismo reale».

Valerio Benedetti  

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