Roma, 19 dic – Mentre continuano le trattative tra Londra e l’Unione Europea sul tema Brexit, il governo di sua maestà, libero dai vincoli comunitari, sta stringendo accordi commerciali con diverse nazioni. Un attivismo che sta dando importanti risultati.
Il dopo Brexit: accordi per 200 miliardi di sterline
Fino ad ora sono 57 i Paesi che hanno sottoscritto accordi di libero scambio con la Gran Bretagna, per un valore di 200 miliardi di sterline. A dimostrazione che l’esecutivo vede il proprio futuro anche a prescindere dai legami con l’Ue. La prima intesa di una certa importanza è stata siglata a settembre con il Giappone. 15 miliardi di sterline il valore e scambi esenti da dazi per il 99% dei beni e dei servizi in oggetto.
Anche se Tokyo è la terza economia più industrializzata del mondo, da sola non può sostituire il mercato europeo. Per questo il governo britannico ha continuato a siglare accordi con altre nazioni. Per quanto riguarda il vecchio continente, sono da segnalare i trattati firmati con Islanda e Norvegia (non facenti parte dell’Ue) per un valore di 20 miliardi di sterline consentendo anche qui il commercio di beni – la Gran Bretagna importa gas dalla Norvegia e pesce da entrambi – esenti da tariffe.
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I contesti a più forte crescita però sono in Asia. Non deve quindi sorprendere che Londra cerchi di trarre vantaggio da questa situazione per il post Brexit. Ecco dunque l’accordo da 17 miliardi di sterline con l’ex colonia Singapore e quello da 5 miliardi di sterline con il Vietnam. L’aspetto più importante di questi ultimi è che le due nazioni asiatiche, pur non avendo un mercato consistente, fanno parte di aree di libero scambio che comprendono diversi altri Paesi con economie enormi in forte crescita. Ne consegue che la Gran Bretagna potrà espandere le sue esportazioni ben oltre la città stato da un lato e Hanoi dall’altro.
L’attivismo non si ferma solo in Asia ma prosegue ma anche in America Latina. Degna di nota l’intesa commerciale siglata ad esempio con il Messico, per un valore di 5 miliardi di sterline e che prevede esportazioni di automobili e bevande senza tariffe.
Giuseppe De Santis
5 comments
Hanno fatto un passo indietro e via con i bilaterali come la Confederazione Helvetica fa da una vita. Piuttosto di chiederci perché l’ hanno fatto, ciechi, andiamo verso una amalgama impossibile… L’ Europa fatta così fa piuttosto paura, non ottiene fiducia ed è sostanzialmente un pessimo esempio di comunità. Prova ne è che perdiamo partners… e subiamo parassitismo di vario genere mandando tra l’ altro le casse pubbliche in tilt.
Sì, ma “amalgama” è maschile.
Al femminile la usa gente come Conte, prendiamo le distanze e non lezioni dal quel cafonazzo, please.
Amalgama dal materiale dentale (quindi femminile)… Siamo in tempi dove si mangia o non si mangia, si morde o non si morde e coltello tra i denti. Oltrettutto questa Europa è molto femminile… Please.
[…] braccio di ferro con l’Unione europea porterà infatti a un patto sulle relazioni post-Brexit. Auspicato da entrambe le parti eppure mai vicino a una reale definizione, adesso un’improvvisa […]
[…] mani in mano. Nel corso di questi anni di trattative sulla Brexit sono stati firmati qualcosa come 57 trattati commerciali con altrettante nazioni. Diventano 58 adesso e soprattutto dimostrano come, sfruttando a proprio vantaggio le leve […]