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Che ci fanno 22 scheletri cinesi in un cimitero romano a Londra?

by Carlomanno Adinolfi
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scheletri cinesi

Londra, 27 set – Che Impero Romano e Impero Cinese avessero avuto dei contatti è oramai documentato. Ma l’ultima scoperta fatta durante gli scavi di un cimitero romano a Southwark, attuale quartiere londinese ma anticamente un villaggio sulle rive del Tamigi, potrebbe gettare una nuova luce sui rapporti tra i due grandi imperi dell’antichità.
Gli archeologi hanno analizzato le ossa di 22 scheletri tumulati nel cimitero tra il II e IV secolo d.C., trovando due scheletri la cui morfologia fa presupporre un’origine asiatica. Finora solo uno scheletro di origine cinese era stato trovato nel territorio dell’Impero Romano, precisamente nel cimitero di Vagnari, in Puglia, dove nel 2010 le analisi sul Dna mitocondriale fatte dagli scienziati della canadese McMaster University evidenziarono una ascendenza cinese da parte materna.

I primi incontri tra i due grandi imperi avvennero intorno al II secolo a.C., quando l’emissario imperiale Zhang Quian guidò un’ambasceria a occidente che giunse fino in Siria. In seguito a questa spedizione iniziò un fiorente commercio tra Cina e Impero Romano lungo la via della seta. L’importazione di seta cinese e la conseguente massiccia uscita di oro dai territori romani assunse una tale importanza da costringere il Senato a emettere numerosi editti contro gli abiti di seta, ritenuti decadenti e immorali. Un’altra ambasceria è documentata intorno al 97 d.C., guidata dal generale Ban Chao, che però si fermò sulle coste del Mar Caspio. Nel 166 invece un’ambasceria inviata dall’Imperatore Marco Aurelio fu ricevuta dall’Imperatore Huan, seguita da altre due ambascerie nel III secolo. C’è anche una leggenda che vuole che i misteriosi combattenti arruolati dal generale Jzh Jzh, che fondarono il villaggio di Liqian e che combattevano con una formazione che le cronache descrivono come “a scaglie di pesce” – forse la Testudo? – e il cui Dna, analizzato recentemente, evidenzia origine europea, possano essere i discendenti della “legione perduta” di Crasso a Carre.

Ma tutte queste storie, tanto quelle documentate quanto le leggende, non spiegano la presenza di cinesi così a occidente. Le due ipotesi finora più accreditate sono quelle secondo cui i due cinesi fossero commercianti in viaggio oppure schiavi acquistati proprio in una transazione con altri mercanti cinesi. Il che dimostrerebbe che i rapporti commerciali tra i due Imperi fossero molto più stretti e interallacciati di quanto si pensasse fino ad oggi. Un altro dato interessante è che i 22 individui sepolti nel cimitero di Southwark fossero tutti quanti di stranieri non indigeni, di cui molti dall’Africa e altri da altre zone del Mediterraneo.

Molti media, tra cui il corriere della sera, si sono già lanciati in voli pindarici parlando di “globalizzazione”, che quindi non sarebbe affatto un concetto moderno ma che era già romano, e addirittura di “immigrati di seconda generazione che ottennero la cittadinanza romana” magari con un occhiolino allo ius soli. Peccato che proprio il fatto che tutti gli “stranieri” siano stati sepolti insieme e lontani dagli autoctoni, ovvero proprio lo scoop lanciato dal corriere, fa pensare esattamente il contrario. Così come le abitudini alimentari dei 22 individui “stranieri” analizzati, la cui dieta vegetariana era totalmente differente da quella dei romani e dei celti che vivevano lungo il Tamigi, dimostrando la totale differenziazione di tradizioni e culture. Ma questo non ditelo al corriere. E neanche alla Boldrini.

Carlomanno Adinolfi

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