Roma, 2 mag – Riprende l’evacuazione dei civili dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, iniziata ieri con le prime 100 persone fatte uscire e portate in salvo.
Stando a quanto riferito dal Kiev Independent, stamani alle 7 (ora locale) il piano di evacuazione messo a punto da Nazioni Unite e Comitato della Croce Rossa internazionale, è ripartito e prevede di portare tutti i civili a Zaporizhzhia.
Mariupol, riprende evacuazione civili. “Oltre 500 civili ancora nell’acciaieria Azovstal”
Il giornale ucraino riferisce che gli autobus per l’evacuazione partono dal centro commerciale di Port City e i civili fatti uscire dall’acciaieria Azovstal possono unirsi alla colonna di evacuazione dai villaggi di Mangush e Lunacharske Circle, nei pressi di Berdyansk. Difficile dire con esattezza quanti civili sono ancora all’interno dell’acciaieria. Per i media russi potrebbero essere oltre 500, ma quel che è certo è che dopo quasi due mesi nei sotterranei la situazione stava diventando per tutti loro del tutto insostenibile e si vede finalmente una luce in fondo al tunnel.
Zelensky: “Due giorni di vero cessate il fuoco”
Zelensky parla per la prima volta di ”reale cessate il fuoco’‘, con l’attivazione del corridoio umanitario per evacuare i civili dall’acciaieria. “Oggi siamo finalmente riusciti ad avviare l’evacuazione delle persone dall’Azovstal. Dopo tante settimane di trattative, dopo tanti tentativi, diversi incontri, telefonate e proposte. Non c’è stato un solo giorno in cui non abbiamo cercato di trovare una soluzione che salvasse la nostra gente. Oggi, per la prima volta dall’inizio della guerra, questo corridoio vitale ha iniziato a funzionare. Per la prima volta ci sono stati due giorni di vero cessate il fuoco“, ha detto il presidente ucraino in un video pubblicato sui social.
“Due mesi di buio”: il racconto di una sopravvissuta
“Non ci posso credere. Due mesi di buio“, ha raccontato Natalia Usmanova, una delle 100 persone evacuate ieri, alla Bbc. “Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura”, ha dichiarato la donna. “Quando siamo saliti sul bus (per l’evacuazione) ho detto a mio marito: non dovremo più andare al bagno con una torcia elettrica? E non dover usare un sacchetto o un cestino come bagno e una torcia…”. Poi la sopravvissuta ucraina spiega: “Siamo andati lì (alla Azovstal) per una nostra libera scelta, come i lavoratori della fabbrica, per salvarci”, ha spiegato la donna. “Quando abbiamo capito che stavano arrivando sempre più vicino a noi e siamo diventati sempre più spaventati, abbiamo cercato di andarcene. Sapevamo dei corridoi umanitari e delle evacuazioni. Ma non ci siamo riusciti. E quando sono iniziati i bombardamenti ho pensato che il mio cuore si sarebbe fermato e non sarei sopravvissuta. I bombardamenti erano così forti e iniziavano a colpire vicino a noi”. Un racconto toccante, sintesi di una tragedia divenuta simbolo di una guerra sempre più cruda.
Alessandro Della Guglia
1 commento
Tutto bene per coloro i quali sopravvivono e ne saltano fuori ancora decentemente, anche grazie alla antica, degna, cara CRI…