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“Mi dimetto perché bloccato dal gregge”: il discorso di Boris Johnson. Cosa succede ora

by Eugenio Palazzini
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Roma, 7 lug – “Mi dimetto perché si è mosso il gregge…”. Boris Johnson getta la spugna e si dimette formalmente da leader del Partito Conservatore britannico. L’annuncio di BoJo è arrivato oggi, come preventivato dai media britannici. Nel suo discorso alla nazione, il premier del Regno Unito ha colto l’occasione anche per attaccare senza mezzi termini chi gli ha voltato le spalle negli ultimi giorni.

Boris Johnson si dimette: il discorso alla nazione

“Lascio ma non avrei voluto farlo”, ha dichiarato Johnson. “Quando il gregge si muove – ha detto con una punta di livore – si uniscono tutti. Nessuno è indispensabile: il nostro sistema darwiniano riuscirà a trovare un nuovo leader a cui darò tutto il mio sostegno”. Johnson ha poi ringraziato il popolo del Regno Unito, rimarcando che il consenso ricevuto alle elezioni politiche del 2019 è stato impressionante e gli aveva assicurato una maggioranza mai vista per il Partito Conservatore dal 1987 e la più grande percentuali di voti addirittura dal 1978. Proprio questo mandato “colossale” lo ha motivato a restare primo ministro fino all’ultimo, perché “un dovere” nei confronti degli elettori.

“È chiaro ora che la volontà del partito conservatore è quella di avere un nuovo leader e quindi un nuovo primo ministro. Penso che il processo per trovare un nuovo leader debba cominciare adesso. Grazie a tutti per il mandato, se ho combattuto così tanto in queste ore è perché sentivo un dovere verso tutti voi che mi avete votato”, ha dichiarato BoJo. Johnson inoltre ha voluto ironizzare sui suoi avversari politici che adesso “saranno sollevati” per le sue dimissioni. Dicendosi allo stesso tempo persuaso che il Regno Unito abbia di fronte un futuro prospero, anzi “un futuro d’oro”.

“Abbiamo attraversato una pandemia, prodotto un vaccino in tempi rapidissimi, siamo stati i primi a uscire dal lockdown e ora a sostenere l’Ucraina”, ha detto ancora Johnson, dicendosi poi orgoglioso di aver portato a compimento la Brexit nei suoi tre anni da premier. “Negli ultimi giorni ho cercato di persuadere i miei colleghi sul fatto che non avesse senso creare un nuovo governo in un momento come questo, in cui stiamo ottenendo così tanto, e con un mandato così grande. Ma come abbiamo visto in politica nessuno è indispensabile e il nostro sistema avrà presto un nuovo leader in questi tempi difficili. A lui o lei dico: avrai tutto il mio supporto. Sono triste di dover lasciare il miglior lavoro del mondo”.

Cosa succede ora nel Regno Unito

Boris Johnson resterà premier fino a ottobre. Nel frattempo i parlamentari conservatori dovranno individuare un nuovo leader che sarà anche il prossimo primo ministro, con una consultazione generale che coinvolgerà pure la base dei Tories. Il vincitore sarà primo ministro di fatto e avrà la facoltà, senza però alcun obbligo, di indire elezioni immediate. Due i favoriti, secondo i media britannici: l’ex cancelliere Rishi Sunak e il ministro della Politica commerciale Penny Mordaunt. C’è poi il ministro degli Esteri Liz Truss, che intanto ha lanciato un appello “alla calma e all’unità”, giusto per far pensare a una sua possibile candidatura.

Eugenio Palazzini

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