Roma, 7 lug – L’antica Persia continua a stupire il mondo con i suoi reperti e con opere che affondano le proprie radici in epoche lontanissime. E’ notizia di questi giorni che gli archeologi hanno portato alla luce le rovine di quello che credono fosse uno dei più grandi templi del fuoco in Iran durante l’età sassanide. “Probabilmente abbiamo scoperto il terzo più grande tempio del fuoco che esisteva nell’antico Iran“, ha affermato mercoledì l’archeologo ILNA Meysam Labbaf-Khaniki.
Una perla dell’antico Iran
Labbaf-Khaniki guida la quinta stagione di un’indagine areologica, attualmente in corso in una valle vicino al villaggio di Robat-e Sefid/Bazeh Hur, nel nord-est dell’Iran. “Durante questa stagione archeologica, abbiamo raccolto prove considerevoli come intonaci incisi e iscrizioni che suggeriscono che le rovine siano legate a un importante tempio del fuoco”.
Le iscrizioni e i loro frammenti che recano scritture pahlavi dovrebbero prima essere sistemate e classificate finché non possono essere lette e decifrate da linguisti ed esperti di beni culturali. Queste nuove scoperte dovrebbero aprire un nuovo capitolo nella storia delle arti iraniane durante l’epoca sassanide, ha detto l’archeologo. Squisiti stucchi abbelliscono le colonne dei capitelli che sostengono la sala principale del tempio del fuoco.
Gli studi nel Tempio del Fuoco
Dal 2014 Labbaf-Khaniki ha preso parte a precedenti scavi condotti nell’antico sito del tempio del fuoco. Nel 2018, una missione congiunta franco-iraniana è stata incaricata di studiare l’intera valle, le sue occupazioni umane, la sua geomorfologia e le sue implicazioni nel vasto territorio della provincia di Khorasan Razavi.
L’Età sassanide
L’età sassanide è di grande importanza nella storia dell’Iran. Sotto i Sassanidi, l’architettura persiana oltre alle arti conobbe un rinascimento generale. L’architettura ha spesso assunto proporzioni grandiose come, appunto il tempio del fuoco, ma anche i palazzi di Ctesifonte, Firuzabad e Sarvestan che sono tra i punti salienti dell’insieme. I progetti archeologici sassanidi rappresentano tipicamente un sistema altamente efficiente di uso del suolo e l’utilizzo strategico della topografia naturale nella creazione dei primi centri culturali della civiltà sassanide.
Il riconoscimento Unesco
Nel 2018, un insieme di città storiche sassanidi nell’Iran meridionale, intitolato “Paesaggio archeologico sassanide della regione di Fars”, è stato nominato sito dell’UNESCO. L’insieme è composto da otto siti archeologici situati in tre parti geografiche di Firuzabad, Bishapur e Sarvestan.
Il patrimonio mondiale riflette l’utilizzo ottimizzato della topografia naturale e testimonia l’influenza delle tradizioni culturali achemenidi e partiche e dell’arte romana, che in seguito hanno avuto un impatto significativo sull’architettura e sugli stili artistici dell’era islamica. A parte l’architettura, l’artigianato come la lavorazione dei metalli e l’incisione di gemme è diventato molto sofisticato. Lo stato sciita iraniano sta continuando ad incoraggiare e finanziare scavi, studi e ricerche su queste antichissime opere che custodiscono la memoria più antica dei suoi antenati, che a loro volta custodirono nel tempio il fuoco sacro.
Andrea Bonazza