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Misterioso virus cinese, confermata trasmissione da uomo a uomo. Primo contagio in Australia

by Ludovica Colli
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virus cinese

Roma, 21 gen – Il misterioso virus cinese che secondo alcune stime ha già colpito circa 1.700 persone, facendo quattro vittime, si può trasmettere anche da uomo a uomo. Lo ha confermato un team di esperti della National Health Commission cinese. Nel sud del Paese si sarebbero dunque verificati due casi di trasmissione uomo-uomo di questo nuovo coronavirus, che provoca una malattia simile alla polmonite, in particolare nella provincia del Guangdong, ha fatto sapere il capo del panel di studiosi, Zhong Nanshan.

Domani il Comitato di emergenza dell’Oms

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha convocato il Comitato di emergenza in merito al coronavirus (denominato 2019-nCoV). Il comitato si riunirà domani a Ginevra per accertare se il focolaio di casi “rappresenti – afferma l’Oms in una nota – un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”.

“La trasmissione è ancora limitata”

“Sicuramente è un dato che cambia lo scenario e occorre vigilare su chi viene dalle zone colpite. Se presentasse i sintomi della polmonite andrebbe isolato in ospedale. Ma la trasmissione appare ancora limitata, tanto che l’Oms al momento non ha ancora deciso restrizioni – commenta il capo del dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza – Un conto sono 40 casi, un conto oltre mille, è chiaro che a questo punto la trasmissione umana è abbastanza evidente, come peraltro capita con i coronavirus. Ma è un contagio limitato, solo con contatti stretti, non per vie aeree: non è come l’influenza per capirci. Se è così, come credo, la situazione può essere tenuta sotto controllo. I casi trovati fuori da Wuhan, dove c’è il mercato del pesce ritenuto il cuore del focolaio, sono pochi”. Per di più, rispetto al drammatico precedente della Sars, aggiunge Rezza, “i sintomi di queste polmoniti non sembrano gravi. Ma è ancora una fase in cui c’è da capire bene, al momento la trasmissione è bassa“. Certo, “nessuno può escludere che il virus arrivi in Europa, e anche in Italia – spiega sempre Rezza – ma al momento non ci sono indicazioni particolari dall’Oms. Ci sono le normali misure di sicurezza, c’è ancora da capire bene la portata del fenomeno, vedere come evolve e poi eventualmente adottare misure più restrittive, come fu per l’epidemia di Sars”.

Il virus si è già diffuso in Corea del Sud, Thailandia e Giappone. Primo contagio in Australia

Il primo focolaio di quest’infezione è stato individuato nella città di Wuhan, ma il virus si è diffuso anche in Corea del Sud, in Thailandia e Giappone. Proprio in Thailandia un turista britannico, Ash Shorley, 32 anni, potrebbe essere stato infettato. Ora si trova in condizioni critiche in un ospedale di Phuket. Anche in Australia è stato registrato un caso, il primo nel continente, del virus misterioso. Secondo quanto riporta l’emittente Abc, un uomo di ritorno da Wuhan ha presentato sintomi riconducibili al virus simile alla Sars. Mentre per ora Europa e Italia sembrerebbero ancora sicure. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il rischio di diffusione nei Paesi europei è estremamente limitato. Ma il ministero della Salute, nelle locandine del ministero della Salute affisse nell’aeroporto di Roma Fiumicino, invita alla prudenza. E consiglia di “rimandare viaggi a Wuhan non necessari“. E di consultare il medico e vaccinarsi contro l’influenza “almeno due settimane prima del viaggio”.

In 16 anni 5 virus hanno fatto il salto di specie e colpiscono l’uomo

Il nuovo coronavirus non è lo stesso che conosciamo per la Sindrome respiratoria mediorientale (Mers) e la Sindrome respiratoria acuta grave (Sars), ma è piuttosto simile. Negli ultimi 16 anni, sono cinque i virus che hanno fatto il salto di specie, ossia che dagli animali che li ospitavano sono diventati capaci di trasmettersi da uomo a uomo. Di questi tre appartengono alla famiglia dei coronavirus, la stessa cui appartiene il virus 2019-nCoV. “Tre coronavirus in meno di 20 anni un forte campanello di allarme. Sono fenomeni legati anche a cambiamenti dell’ecosistema: se l’ambiente viene stravolto, il virus si trova di fronte a ospiti nuovi“, spiega la virologa Ilaria Capua, che nell’Università della Florida dirige il Centro di eccellenza dedicato alla “One Health”, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale.

Ludovica Colli

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2 comments

Jacopo 21 Gennaio 2020 - 9:33

Ingegneria genetica e vaccini… What else? Ah Si. Depopolazione…

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Salvo 21 Gennaio 2020 - 9:39

Vaccinazioni di massa per tutti! Così chi non è così stupido da avvelenarsi in modo volontario verrà obbligato. Ve ne accorgerete. Politici e medici nonché gli altolocati saranno esenti.

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